J. D. Zelenka
SEI SONATE
Zefiro
ARCANA. A 394 (2 CD)
L’etichetta ARCANA rimette in circolazione uno splendido doppio CD dell’ensemble Zefiro, con Rinaldo Alessandrini al cembalo e organo, dedicato alle sonate per due oboi di Zelenka. Dico “rimette in circolazione” perché le incisioni risalgono al 1993 a Mantova ( CD 1) e al 1995 a Sion (CD 2) , per l’etchetta Naive..
Bisogna subito dire che le registrazioni e, a maggior ragione, l’interpretazione , non sentono gli insulti del tempo e quindi ne giustificano la riproposizione. Ma direi di più: queste sei Sonate per due oboi, violino, fagotto e basso continuo ci forniscono l’opportunita’ di ripensare a un grande della musica europea del ‘700 non ancora ben conosciuto e studiato, specialmente alle nostre latitudini.
Jan Dismas Zelenka, nato in Boemia nel 1679, fece parte dapprima dell’orchestra del conte Hartig ( strumento: il violone). Successivamente fu a Dresda, alla corte dell’Elettore di Sassonia e Re di Polonia, Augusto il Forte e in questa sede compose la maggior parte della sua produzione musicale. Si perfezionò a Vienna con Johann Joseph Fux. Fu poi a Venezia e poi di nuovo a Vienna. Insomma, gli anni 1715/1719, furono di grandi viaggi di formazione. Ritornato a Dresda nel 1719, vi rimase, tranne brevi interruzioni, per il resto della vita.
Ma le sua carriera, invero brillante fino circa alla metà degli anni ’20, subì una serie di “rovesci”, quali la mancata nomina a Maestro di Cappella (che andrà invece a Johann Adolf Hasse, arrivato alla Corte solo nel 1731 e di vent’anni più giovane). Completamente solo e profondamente deluso, si spense a Dresda nel 1745. Anche le sue opere subirono la stessa sorte. Dopo la sua morte furono praticamente dimenticate per più di duecento anni. Solo intorno alla metà del secolo scorso rividero la luce per opera di musicologi illuminati. Se si esamina il catalogo delle opere di Zelenka (ZWV), ci si rende conto che la musica strumentale costituisce solo una parte minore della sua produzione, incentrata sulla musica Sacra. D’altra parte, il repertorio per oboe e fagotto non sarebbe quello odierno senza le opere di Zelenka, che ne rappresentano realmente uno dei pilastri portanti. E le sei Sonate qui proposte ne sono la prova, piene di talento e di originalità, di audacia armonica e di ritmo.
E il cerchio si chiude qui. Chi non possedesse la precedente edizione, ha oggi l’opportunita’ di colmare questa lacuna e di assicurarsi una migliore conoscenza della realtà musicale settecentesca.
Angelo Formenti