MiTo Settembre Musica
Balcani aumentati
Teatro Filodrammatici 17 settembre 2019
Penultimo concerto ascoltato al Festival MiTo 2019 è quello della violista Danusha Waskiewicz accompagnata dal pianista Andrea Rebaudengo con un programma intorno ai Balcani ed alla musica popolare. Balcani che per noi italiani sono temuti quanto sconosciuti, le due cose spesso vanno a braccetto, nonostante siano nostri vicini, come fa notare nella presentazione del concerto Enrico Correggia. I primi due brani, in prima esecuzione assoluta, sono due arrangiamenti di Paolo Marzocchi di due brani albanesi, poi Heimat #2 di Antun Tomislav Šaban, in prima esecuzione italiana. Ci si sposta dall’Albania alla Repubblica Ceca e all’Ungheria con la sonata di Martinů e con una selezione di canti popolari ungheresi di Bartók. Segue un altro brano delle Albanian Folksongs di Marzocchi, dei brani tradizionali balcanici e il celebre Encore sempre di Marzocchi. Il percorso musicale del concerto è molto vario sia dal punto di vista geografico che da quello compositivo: si passa da brani tradizionali, a brani di compositori locali con composizioni proprie (Martinů) o con brani di matrice popolare recuperati da compositori colti (Bartók). Si aggiunge poi la figura di Paolo Marzocchi, pesarese, che ha fatto un grande lavoro di approfondimento della musica tradizionale albanese, sia quella popolare che quella di altri compositori. Il programma così variegato ha tuttavia una compattezza e unitarietà notevole. Il duo Waskiewicz-Rebaudengo è tra i più affiatati del panorama cameristico e anche questo concerto lo conferma: entrambi i musicisti sfruttano lo strumento a tutto tondo e anche oltre; entrambi poi in qualche occasione cantano addirittura una linea melodica in aggiunta alla parte dei loro strumenti. L’insieme è compatto e flessibile allo stesso tempo, come se i musicisti fossero uno solo e l’estemporaneità, l’“hic et nunc”, di certe scelte musicali ed esecutive si capisce solo vedendo i cenni d’intesa tra i due. Il pubblico apprezza con l’entusiasmo e la spontaneità che raramente si trovano in una sala da concerto, gremita, un giorno feriale alle 17:00, a Milano.
Luca Di Giulio