Accademia Chigiana
18/07/2019
Monica Bacelli e Pietro De Maria
Nata nel 1932 l’Accademia Musicale Chigiana è da sempre una delle più prestigiose istituzioni musicali italiane ed è inoltre un riferimento mondiale per la formazione musicale grazie ai suoi corsi di perfezionamento estivi. Parallelamente ai corsi si sviluppa un denso ed articolato Festival che coinvolge allievi, docenti e ospiti illustri come nel caso del concerto di stasera: un recital di canto del mezzosoprano Monica Bacelli con il pianista Pietro de Maria. In programma i Wesendonck Lieder di Richard Wagner, i Sieben frühe Lieder di Alban Berg e le Proses lyriques di Debussy. Il percorso quindi procede dal tardo romanticismo wagneriano, anche se si tratta di brani composti circa a metà della vita dell’autore, ad un compendio del Lied viennese ed al superamento dell’Ottocento con il Berg dei primi anni del Novecento per approdare alla vocalità tutta francese di Debussy di circa dieci anni prima. Il percorso interpretativo di Monica Bacelli parte da un Wagner preparatorio per il Tristano e Isotta: dal rassicurante “Der Engel” (L’angelo), al concitato “Stehe still” (Stai fermo), alla staticità di “Im Treibhaus” (Nella serra); la voce del mezzosoprano è splendidamente uniforme, nell’emissione e nel passaggio di registro. Ma è negli ultimi due Lieder che l’idea interpretativa e l’esecuzione si fondono perfettamente con il testo di Mathilde Wesendonck e la musica di Richard Wagner valorizzando ogni parola e con una capacità coloristica emozionante. Anche il pianismo di Pietro De Maria, che fino ad allora si era “limitato” al ruolo di accompagnatore si integra perfettamente con la Bacelli con efficace unità di intenti.
Il mondo liederistico di Berg fa un passo avanti rispetto a Wagner e con i Sieben frühe Lieder non ci troviamo davanti non una raccolta unitaria piuttosto a un arcipelago “di tenerezza, di nichilismo e di intima confidenza con la caducità più completa”, come scrisse Adorno. Il passaggio dalle tenebre del primo Lied “Nacht” (Notte) alla luce dell’ultimo “Sommertage” (Giorni d’estate) avviene in vari passaggi: con i chiaroscuri di “Schilied” (Canto del canneto) che ricordano tanto il Wozzeck, con il passaggio de “Die Nachtigall” (L’usignolo), giungendo al centro della raccolta con “Traumgekrönt” (Incoronato di sogni), onirico, tragico e speranzoso al tempo stesso. Si giunge poi al pallido sole autunnale di “Im Zimmer” (Nella stanza), alla luce tersa delle notti estive di “Liebesode” (Ode d’amore) dove la voce si staglia e distacca dal fisso accompagnamento pianistico per giungere ai già citati “Sommertage”. La varietà stilistica dei testi e dei Lieder è ben sottolineata dell’esecuzione dei due interpreti. Maggiormente in “Traumgekrönt”, il Lied più complesso, e in “Liebesode” si apprezzano la cura e l’attenzione pianistica di Pietro De Maria oltre ad un impeccabile smalto vocale di Monica Bacelli perfetta nel dosare le dinamiche. Se fin qui il compositore aveva aiutato l’ascoltatore gettando luce con uno sguardo terzo sui versi di un poeta, ci pensa Debussy a renderci più difficile l’ascolto musicando versi propri e chiedendo al pubblico un non obbligatorio ma utile lavoro di esegesi. La prima mélodie, “Sogno”, oscilla tra il lirico e la prosa del “Pelléas et Mélisande”.
Ci spostiamo sulla “Spiaggia” per poi entrare in una serra in “Fiori” che si collega perfettamente con il Lied dei Wesendonck “Im Treibhaus” donando compattezza e unità al programma del concerto; giunge poi la “Sera” a chiudere la raccolta. Qui la coesione del duo raggiunge le vette più alte: Pietro de Maria è molto più a suo agio con il repertorio francese sfoggiando una varietà di tocco e di attacco del tasto pressoché inesauribile restituendo al pubblico una gamma di colori cangiante e mutevole sempre distinti e mai impastati grazie all’uso controllato e misurato della pedalizzazione. Su questo patrimonio musicale Monica Bacelli, nonostante una non velata insofferenza per il caldo presente in sala, si sente maggiormente supportata nel canto e libera nel fraseggio con un grandissimo apprezzamento da parte del pubblico. Segue come bis un piccolo brano di Kurt Weill “Complainte de la Seine” (Lamento della Senna) perfetta sintesi tra liederismo tedesco con un testo francese e giusta conclusione di un recital di canto dal programma molto ben congeniato e assai godibile per il pubblico.
Luca Di Giulio