MILANO, 25 GIUGNO 2019
SANTA MARIA DELLA PASSIONE
C’è un appuntamento che nel mio calendario è segnato in rosso, da 13 anni ormai, che mi ricorda di tenermi libero. Non si tratta di un giorno qualsiasi: per me è il vero inizio del periodo estivo, del caldo africano (confermato anche quest’anno), delle vacanze si spera imminenti. Parliamo del concerto inaugurale di MilanoArteMusica, festival internazionale di musica antica. Nato come una scomessa (portare la gente ai concerti di musica classica – in questo caso “antica” – durante i mesi di luglio e agosto), questo festival oggi è una delle più belle realtà del panorama concertistico milanese e l’aggettivo “internazionale” che troviamo nel titolo non è mero orpello linguistico. In questi 13 anni sono davvero moltissimi i musicisti non italiani che si sono avvicendati, regalando serate spesso indimenticabili non solo ai milanesi rimasti in città ma anche e soprattutto ai moltissimi turisti, fino a pochi anni fa totalmente privi di un calendario di iniziative culturali di rilievo durante i più caldi mesi dell’anno, come si conviene per una città che ha ambizioni da grande città europea e che in termini di turismo oggi è ai vertici delle classifiche nazionali. Un grande merito va a Maurizio Salerno, fondatore nonchè direttore artistico fin dalla prima edizione, che ha saputo cogliere questa esigenza rendendola attuale e praticabile, anche grazie all’appoggio delle istituzioni, del Comune in particolare, che ha saputo, nonostante gli avvicendamenti di colore politico (Giunte Moratti – Pisapia e oggi Sala) andare oltre le bandiere e gli slogan del momento, per sostenere quello che è un vero fiore all’occhiello dell’offerta musicale della città di Milano.
Così per me, ogni anno, verso fine giugno, il rito si compie nuovamente. Si esce di casa nella calura africana e si raggiunge la basilica di Santa Maria della Passione. Lo scorso martedì 25 giugno è toccato nuovamente a Ottavio Dantone e al suo Ensemble Accademia Bizantina inaugurare un cartellone quest’anno forse meno ricco di appuntamenti, con concerti programmati comunque fino al 22 di agosto. Il programma della serata era tutto Vivaldi & Handel. Dunque goduria pura per l’appassionato di musica antica. Abbiamo così assistito a una serata davvero speciale che ricorderemo per molto tempo. Dantone infatti ha proposto 3 concerti per archi e 2 per viola d’amore e archi di Antonio Vivaldi e 3 concerti grossi di Handel tratti dall’Op. 3. Si tratta, per quanto riguarda Vivaldi, di concerti appena incisi per la Vivaldi edition della Naive, mentre nel caso di Handel l’ascoltatore ha potuto immergersi in un mondo sonoro che sarà presto inciso dal gruppo (imminenti le sedute di registrazione dell’Op. 3 di Handel).
Superba la prova offerta. Perfezione assoluta. Intonazione (dato il caldo, non scontata), suono, interpretazione, direzione al cembalo di Dantone. Idee musicali nuove, freschissime, puntuali e intelligenti. Un solista d’eccezione come Alessandro Tampieri, konzertmeister del gruppo, chiamato a una prova non facile con i 2 concerti per viola d’amore che hanno fatto scoprire al folto pubblico uno strumento ancora poco noto, strano, sicuramente curioso. Sulla qualità della musica c’è poco da dire. Ci sarebbe piaciuto che Stravinskij avesse potuto assistere almeno una volta a un concerto vivaldiano di questo tipo (così forse avrebbe cambiato il suo giudizio su Vivaldi come colui che aveva composto “500 volte lo stesso concerto”…). E Vivaldi avrebbe sorriso di gusto nell’ascoltare l’incredibile cadenza offerta alla fine del terzo movimento da Tampieri nel primo concerto per viola d’amore in programma: una vera bizzarria, un’autentica stravaganza barocca, con quel suo “arabeggiante” incedere…fantastico! Ma forse, più ancora che con Vivaldi, Dantone ha saputo sturpire proprio con l’Op. 3 di Handel. Una raccolta di concerti grossi davvero sui generis che può vantare innumerevoli registrazioni discografiche, alcune di assoluto livello, firmate (neanche a dirlo), da Ensemble inglesi. Cosa abbiamo sentito dunque? Un Handel mai udito prima, almeno dal sottoscritto, che ben conosce questa raccolta. Non vediamo l’ora di avere fra le mani la nuova registrazione. Del resto Dantone mastica Handel da sempre e le sue prove operistiche con il Teatro alla Scala lo hanno confermato anche in anni recenti. Un bis, anche questo Handeliano (Ouverture dal “Rinaldo”), chiudeva la serata. Un concerto magnifico. Anzi, di più, una vera festa d’estate.
Gabriele Formenti