Roma 18 novembre 2018
Teatro Sala Umberto
Ensemble Mare Nostrum
Il Canto di Roma
Furio Zanasi
Direttore e viola da gamba Andrea De Carlo
Clavicembalo Lucia Adelaide Di Nicola
Tiorba e chitarra barocca Simone Vallerotonda
Per lungo tempo si è pensato che Roma , a differenza di Napoli o Venezia, non avesse una sua precisa identità musicale rispetto ad altre città italiane, capitali di una scuola musicale riconosciuta attraverso determinati canoni e tradizioni. Il suo essere la Sede del Papato e capitale dello Stato Pontificio, ha fatto che della Musica a Roma si parlasse solo in termini di Polifonia Sacra, con la certa e grande presenza di personaggi del calibro di Palestrina e continuatori, ma sostanzialmente avversa al canto monodico e alla strumentazione policorale. Oggi naturalmente sappiamo che questo pensiero e versione distorta della musica a Roma stia ampiamente subendo una rilettura storica, che sta restituendo, soprattutto nei secoli XVII e XVIII , un ruolo importantissimo alla musica eseguita e composta a Roma, sia nel campo del teatro musicale e dell’opera in stile recitativo, a cominciare dalle produzioni per il Teatro dei Barberini, attivo per tutta la durata del papato di Urbano VIII e dei suoi Cardinal Nepoti, Domenico e Francesco, con musicisti del calibro dei fratelli Mazzocchi, Domenico e Virgilio, di Luigi Rossi, di Marco Marazzoli e Stefano Landi, sia in quello della musica sacra con la grande policoralita’ nelle Messe composte per le grandi Cappelle delle Chiese romane. Nella seconda parte del Seicento artisti come Stradella , Pasquini e il giovane Alessandro Scarlatti, non romano , ma a lungo operante nella città papale, diedero prove altissime nel campo della musica sacra e profana. Esiste una continuità fin dal Medioevo in Roma, dove per tantissimi secoli il latino e il volgare che ne deriva sono stati parlati, gettando le basi per la lingua italiana, che ha fornito per il Canto di questa città delle fonti straordinarie con caratteristiche di originalità, che ritroviamo anche nelle melodie dei cosiddetti stornelli, che tolti dal loro contesto folklorico, rappresentano una fonte di incredibile vitalità di uno stile melodico , che molto deve anche alla permanenza di un dialetto quello ormai chiamato romanesco, che in effetti dialetto non è, ma antico e rivisitato volgare latino, certe accentature, di ritmi e di suoni che sono assolutamente sorprendenti riletti alla luce della conoscenza che abbiamo della musica antica. Su questo repertorio, che va dal canto gregoriano agli ultimi stornelli del XIX , con brani di Marazzoli, Landi, Stradella, finanche Emilio de Cavalieri e San Filippo Neri, toscani importati a Roma alla fine del Cinquecento, fino a Casetta di Trastevere e Nina se voi dormite, di anonimi, si è cimentato il grande baritono Furio Zanasi, che ben conosciamo quale interprete eccelso monteverdiano , immenso il suo Orfeo, e altra grande musica seicentesca, che ha offerto insieme al trio di strumentisti dell’Ensemble Mare Nostrum con Andrea De Carlo alla direzione e viola da gamba, Simone Vallerotonda alla tiorba e chitarra barocca e Lucia Adelaide Di Nicola al clavicembalo, un bellissimo e godibilissimo concerto, con gli strumenti barocchi che si piegavano, come in una jazz session, ad improvvisare un continuo dalle mille sfaccettature melodiche.
Il Canto di Roma interpretato da Furio Zanasi, con la sua dolce e sensibile partecipazione di Romano doc alle antiche e più moderne melodie , è un dono inaspettato che si spera, presto porti ad una registrazione di un album , che darebbe nuova linfa alla conoscenza che abbiamo delle diverse scuole musicali italiane, e quella quasi misconosciuta romana in particolare.
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Festival Barocco Alessandro Stradella – 1 /16 Settembre 2018
Questo concerto in realtà l’avevo già ascoltato nell’ambito del Festival Barocco Alessandro Stradella, svoltosi dal 1 al 16 settembre fra Viterbo e Nepi, e del quale il maestro Andrea De Carlo è direttore artistico. Con un ritardo giustificabile solo per le mie numerose attività, voglio darvi conto di questo straordinario Festival, che ridando vita ai fasti del Festival Barocco di Viterbo, scomparso da diversi anni, e ad esso unendo il Festival Internazionale Alessandro Stradella di Nepi, che da alcuni anni è diventato un appuntamento molto importante per tutti i gli amanti del Barocco , ha creato una realtà di eccezionale valenza nel campo non solo esecutivo, ma anche di ricerca, formazione e produzione musicale. Un progetto culturale, che ha ricevuto anche l’ambitissima appartenenza al REMA , la rete europea dei Festival di musica antica , ed incluso fra gli eventi EYCH 2018 , l’anno europeo del patrimonio culturale, che è stato supportato dallo Stradella Project, un ambizioso progetto discografico della etichetta Arcana (Outhere ) ed affiancato allo Stradella Young Project, per la formazione e la produzione musicale finalizzata all’inserimento di giovani musicisti nel mondo professionale , di enorme valore nel campo ancora molto da arare della musica barocca seicentesca e del primo Settecento, coniugando l’attenzione per l’immenso patrimonio che da lì deriva , con la valorizzazione di nuovi linguaggi e tendenze contemporanee, che aiuterebbero a sensibilizzare un pubblico giovanile poco reattivo ancora a questo repertorio. Infatti da questo anno il direttore artistico ha voluto affiancare alla musica barocca, anche linguaggi musicali di nuovi e spesso giovani autori della scena internazionale in campo compositivo, che ad ogni concerto hanno restituito nel loro nuovo, attualissimo linguaggio estetico, una singolare affinità, diremmo elettiva con le parole di Goethe, fra antico e moderno. Si può dire che questo Festival ha offerto ad ogni serata dei momenti di straordinaria bellezza . Fra le serate indimenticabili, oltre a quello del suddetto Canto di Roma, quella del grande contrabbassista Daniele Roncato che accompagnato da una danzatrice eseguiva una sua composizione su riflessioni contemporanee sulla musica di Stradella, quella della gambista Lucille Boulanger con musiche di autori seicenteschi francesi come Marin Marais e Monsieur de Sainte Colombe, o i meno noti Dubroisson e Demanchy,, eseguendo queste musiche tanto amate per gli adoratori della musica per viola da gamba, tra i quali mi annovero, momenti di appagante e sublime bellezza, conclusasi con una suite per viola da gamba , “L’ombra del dubbio” di un autore contemporaneo francese ,Philippe Hersant, di una tale stupefacente poesia melodica che ci ha commosso fino alle lacrime. Ancora stupendi i concerti di Simone Vallerotonda che con il suo gruppo I Bassifondi, ha offerto l’esecuzione del suo Alfabeto Falso, una rilettura della musica del Seicento per tiorba e chitarra battente, basata sulla improvvisazione e su dimensioni musicali dalla incredibile sonorità che sembrano preannunciare molta musica contemporanea di stampo jazzistico, quello offerto dal duo Dan Laurin e Anna Paradiso Laurin con musiche per flauto dolce e clavicembalo e la ripresa della Santa Editta di Stradella da parte dello Stradella Y(oung) Project, oratorio bellissimo ed eseguito magistralmente sotto la direzione di Andrea De Carlo, e conclusosi eccezionalmente con un brano meraviglioso della compositrice Donna Mckevitt, vincitrice della selezione NEWTRACKS@FBAS2018 per giovani compositori. Questo brano , Concentus, ispirato a una pagina dell’Oratorio stradelliano, ci ha incantato, è stato veramente un momento sublime ed emozionante. Ancora bellissimo il concerto dei Talenti Vulcanici, Ensemble della Fondazione della Pietà dei Turchini con Stefano Demicheli alla direzione e al cembalo e il soprano Naomi Riveccio, intitolato “Sirene e Ninfe Napoletane”, con Cantate e Serenate di Mancini, Domenico e Alessandro Scarlatti , dedicate alla sirena Partenope, fondatrice della città di Napoli. Composizioni di straordinaria bellezza a cui la voce stupenda della Riveccio, dalla incredibile proiezione, timbro ricco di armonici ed espressività ha donato un atout di rara eccezionalità. Ha stupito la sottoscritta sapere che questa rarissima per bellezza e forza musicale giovane soprano, abbia scelto poi la via forse più facile per il successo di Xfactor. Una voce persa per la lirica e sappiamo quanto oggi si senta la necessità di nuove voci soprattutto sopranili. Un altro concerto molto interessante e bello, è stato offerto dal gruppo Abchordis con il bravo clavicembalista Andrea Bucarella, dedicato alle musiche alla Corte di Cristina di Svezia. Ma sopra di ogni altro , oltre al concerto inaugurale con l’Ester , Oratorio di Alessandro Stradella del quale ho già dato conto in una recensione a settembre, è stato il concerto finale con Marco Beasley con il gruppo La Clessidra. Un 16 settembre veramente indimenticabile. Marco Beasley che ho imparato ad amare fin dai suoi primi cd Alpha, di diversi anni fa, si è dimostrato ancora sorprendentemente stupefacente. La sua voce tenorile di grazia sublime ha interpretato un florilegio di brani meravigliosi di Caccini, Peri, Emilio de Cavalieri, Willaert, Corneti e soprattutto Monteverdi , dandoci quanto di meglio si sia prodotto musicalmente nel primo stile monodico italiano, introducendo però il concerto con l’intramontabile e bellissima Tarantella del ,Passariello, e concludendo con il bis più bello possibile il suo Homo Fugit velut umbra “ o Passacaglia della vita, un brano che credo non mi stancherò mai di ascoltare. Grandissimo Marco Beasley, di una straordinaria umanità, ancora e sempre capace di emozionare come pochi altri. Un Festival quindi di eccezionale levatura artistica. Che meriterebbe molta più attenzione da parte di tutti coloro che amano la musica barocca. E che lascia la bocca un po’ amara, pensando quanto altri Festival in Italia e a Roma, trovino un maggiore appoggio e considerazione tra addetti ai lavori e barocchisti. Spero che il Festival Barocco Alessandro Stradella ci offra anche nel 2019 la stessa straordinarietà, anzi non ne dubito affatto, conoscendo quanto lavoro di ricerca e amore vero per il Barocco musicale ci sia nella sua Direzione Artistica che sicuramente non ci deluderà. Arrivederci al prossimo Settembre quindi, con un pubblico sempre più numeroso e concerti sempre più sorprendenti.
Isabella Chiappara