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A. CORELLI

Sonate per violino OP.V

Enrico Onofri, violino barocco

Ensemble Imaginarium

Passacaille 988 – 1011

 

Sono davvero ormai moltissime le incisioni discografiche di queste sonate che – stampate a roma all’alba del nuovo secolo (era il primo gennaio del 1700) – rivoluzioneranno non solo la letteratura violinistica, ma l’intero percorso della musica strumentale. Perché dunque consigliare questa nuova versione discografica? Prima di tutto per l’interprete: Enrico Onofri. Chi ama la musica antica conosce bene il suo nome, la sua lunga militanza con l’ensemble il Giardino Armonico (nel quale ha suonato per molti anni, contribuendo al suo successo internazionale). Parliamo di straordinarie doti violinistiche, innate nell’uomo e nel musicista.

Chi scrive ha avuto il piacere, il privilegio di poter fare musica con lui, per cui mi sento di dire che Onofri è anche persona di straordinario spessore umano. Fatta questa doverosa premessa, i due volumi editi da Passacaille in tempi diversi, costituiscono a mio avviso una imprescindibile versione, che l’appassionato non può farsi sfuggire.

Tanti i piccoli particolari che rendono unica questa versione, non da ultimo l’utilizzo, per il Continuo, di un “violone”. Strumento questo utilizzato nell’orchestra corelliana: un violoncello romano di grandi dimensioni sopravvissuto in condizioni originali, costruito nel 1685 da Simone Cimapane, rinomato liutaio e suonatore di “strumenti bassi” nell’orchestra di Arcangelo Corelli, come leggiamo nelle accurate note incluse nel libretto, firmate dallo stesso Onofri. Ma potremmo proseguire, raccontando del diapason utilizzato, un diapason “francese”, cioè molto più basso del tradizionale 415 Hz, ormai oggi solo più una ripetitiva convenzione per la musica antica. Tale scelta è storicamente plausibile in quanto a Roma si utilizzava un diapason molto basso, in relazione agli organi romani dell’epoca. Potremmo proseguire poi descrivendo l’ornamentazione realizzata da Onofri per queste sonate, vero banco di prova per i più esigenti filologi.

Ma ci fermiamo qui, per non levare tempo prezioso all’ascolto di questa bella e immancabile integrale.

Gabriele Formenti