Marc Antoine Charpentier
La descente d’Orfee aux Enfer
Ensemble Correspondances
Sebastian Douce’
HARMONIA MUNDI
Marc-Antoine Charpentier è sicuramente più conosciuto e amato ai nostri giorni come compositore di musica sacra. Indimenticabili i suoi Magnificat e Messe. In effetti le sue composizioni di musica profana sono meno note, ma non significa che Charpentier non si sia dedicato a questo tipo di repertorio, Tragédie en musique, Divertissements di argomento pastorale o mitologico, allegorico e eroico, e una pièce de circonstance “ Les plaisirs de Versailles” forse destinata alle serate des Appartaments, istituite dal 1682 alla reggia per arricchire la vita mondana di cui Parigi, le Monde, appunto, era ricchissimo, a differenza della Cour scandita dall’etichetta voluta da Luigi XIV. La sua unica tragédie en musique, la Medee , andata in scena all’Opera dopo la morte di Lully nel 1693, si rivelò un fiasco, considerata troppo densa e savant. Se il suo insuccesso all’ Opera, ancora sotto l’influenza di Lully, è acclarato, diverso è invece il suo rapporto con la Comedie Francaise con la quale ebbe una proficua ed interessante collaborazione, anche nella riscrittura delle musiche di commedie di Moliere come Il Malato immaginario, accompagnata da un grande successo di pubblico. Charpentier aveva fatto in gioventù negli anni 1660, un lungo soggiorno romano, entrando in contatto soprattutto con la Compagnia del Gesù e quindi con il loro compositore maggiore, Carissimi. È fuor di ogni dubbio che questa formazione romana abbia influenzato enormemente il giovane francese e ne abbia diretto poi le sorti ritornato in Patria nel 1670. Entrato subito nell’entourage gesuita francese, a cui apparteneva anche il Gran Delfino, fu chiamato a servizio da Mademoiselle de Guise , Marie de Lorraine, Duchess de Guise, de Joieuse, e Principessa di Joinville, la nobildonna del ramo cadetto dell’antichissima e tradizionalmente cattolicissima famiglia aristocratica francese, acerrima nemica degli Ugonotti al tempo dei Valois. Mademoiselle de Guise , Donna molto colta, aveva riunito intorno a se, nel suo Hotel al Marais, una piccola corte di eruditi, artisti devoti e sapienti, “ a la fois devote, savant et artiste” che costituiva un cenacolo culturale di primo piano nella Parigi della seconda metà del 1600 che si opponeva ai modi un po’ licenziosi della Corte del re Sole. Fu per Mademoiselle de Guise che Charpentier scrisse la maggior parte dei suoi divertissements , parallelamente alla musica devozionale che compose nella forma di esercizi spirituali, come storie sacre in latino, al modo di Carissimi. I divertissements invece erano delle opere in miniatura, piccole forme liriche in francese, destinate al minore organico musicale che aveva a sua disposizione la Principessa e che rappresentano a quella data quasi un unicum nella produzione musicale francese. A queste appartiene anche “ La descente d’Orfee aux Enfers ” un piccolo gioiello per la sua densità drammatica e ampiezza lirica nonostante la brevità della composizione. Furono impegnati dieci cantanti, fra uomini e donne; i ruoli principali di Orfeo ed Euridice furono assegnati all’haute-Contre Francois Antoine e alla dessus Genevieve de Brian , molto importante fra i tanti nomi il basso Germain – Alexander Carlier nel bellissimo ruolo di Pluton, e Charpentier stesso come Haute-contre cantò nel ruolo d’Ixion. Fra i musicisti roviamo due flautisti che facevano parte della Chambre du Roi , i fratelli Pieche e un musicista della Sainte Chapelle, Etienne Loulie, Violinista , flautista e clavicembalista. Una compagine di tutto rispetto che insieme al coro da al fondamentale accompagnamento musicale en trio a due dessus e basso continuo, una coloratura molto densa. Il canto di Orfee è associato al timbro profondo di tre bassi di Viola, utilizzando un registro medio grave che evoca la lira e la seduzione del canto potente di Orfeo. Noi abbiamo moltissime versioni musicali della tragica storia dei due amanti, Orfeo e Euridice, separati dalla morte, subito dopo le nozze, di Euridice, a causa del morso di un serpente. A cominciare dalla prima opera in stile rappresentativo di Claudio Monteverdi nel 1607 a Mantova, moltissimi musicisti si sono cimentati nel raccontare il dolore straziante di Orfeo, il magico cantore figlio di Apollo che con la sua lira accompagnava un canto in grado di incantare anche gli animali, e la sua decisione di andare negli Inferi a chiedere agli Dei Plutone e Proserpina, di restituirla a lui e alla vita. Alla decisione di Plutone convinto anche da Proserpina di accondiscendere alla richiesta di Orfeo e riportare in vita Euridice, veniva però posto un patto irrinunciabile, Orfeo non avrebbe mai dovuto girarsi per guardare la sposa fino a che non fossero giunti all’uscita dagli Inferi. Sappiamo che invece Orfeo non seppe resistere e perse di nuovo l’adorata Euridice, ripresa dagli spiriti infernali. Questa la storia, declinata in modi diversi. La versione di Charpentier è molto particolare ed unica, considerando anche che nel panorama francese non sono moltissime le composizioni dedicate al tema, e in maggioranza destinate a Ballet de Cour , se si esclude L’Orfeo di Luigi Rossi voluto da Mazarino come tentativo, rivelatosi fallimentare, di importare la musica Italiana e lo Stile rappresentativo in Francia. L’autore sconosciuto, si rifà in modo esatto alle Metamorfosi di Ovidio, con gli stessi personaggi. La composizione breve ma in due atti, vede nel primo atto la celebrazione degli amori fra Orfeo e Euridice, con la partecipazione delle ninfe Aretusa, Dafne ed Enone, in pieno stile pastorale è un momento di felicità gioiosa e bucolica, al quale segue purtroppo la morte di Euridice e il dolore straziante del cantore divino. Alla sua disperazione risponde il padre Apollo che lo invita a cercare Euridice negli Inferi per riportarla sulla terra. E già qui, l’intervento di Apollo è piuttosto anomalo, in genere il Dio compare alla fine per portare con se nei Cieli un Orfeo ancor più disperato, sempre che non ci sia la versione della morte di Orfeo per mano delle Baccanti. Il secondo atto si svolge tutto negli Inferi dove ci sono degli elementi stranianti rispetto alle più celebri versioni . Infatti partecipano al duolo di Orfeo Ixione, Tantalo, e Tityos, condannati a torture terribili e continue, che trovano ristoro dalle loro immani sciagure nel canto di Orfeo, mentre anche le Furie e i fantasmi infernali vengono sedotti dal suo canto. Giunto al cospetto di Plutone, l’inflessibile Dio accompagnato dall’amata sposa Proserpina si lascia convincere da Orfeo, ponendogli però il terribile patto. Questa è una delle pagine più intense e drammatiche della composizione, nella quale Plutone gioca un ruolo molto importante, la supplica di Orfeo e il volgere dei sentimenti del Dio , sono un momento di altissima qualità compositiva. Segue un canto e un coro dei tre condannati al supplizio eterno, delle Ombre e delle Furie che vedono lasciare Orfeo gli Inferi, desolati per la sua partenza. L’opera finisce con una Entree de Phantoms. Questo particolarissimo finale che non ci racconta le vicissitudini successive alla partenza di Orfeo e Euridice, lascia incantati, lasciando come in sospeso il mito e non narrandone la tragica conclusione. Io già conoscevo questa breve composizione di Charpentier nella versione de Les Arts Florissantes, e l’ho sempre amata. Ma questa eseguita dall’Ensemble Corrispondances diretto da Sebastian Douce mi ha veramente colpito per la bellezza del canto e della strumentazione. Soprattutto il secondo atto è assolutamente magnifico , si coglie appieno la tragicità e il sollievo momentaneo che il Canto sulla lira di Orfeo da alle anime infere . Un po’ come Dante e Virgilio nella Divina Commedia accolgono le parole dei dannati, che confidano loro i sentimenti più intimi, così l’Orfeo di Charpentier porta nelle lande oscure infernali, la luce della sua voce Divina e solare. Possiamo dire che la versione di Christie era più da divertissement, questa di Douce più da tragedie. D’altra parte tutte le produzioni dell’Ensemble Corrispondances mi hanno sempre incantato, io che amo particolarmente la musica barocca francese ho trovato splendidi i suoi De Lalande Moulinie, Henry Du Mont e Charpentier sacro, ma soprattutto Le Concert Royal de la Nuit, una straordinaria ricostruzione del Ballet de Court che vide per la prima volta Luigi XIV giovanissimo interpretare il ruolo del Sole. In questa esecuzione sono bravissimi tutti gli interpreti , fedeli esecutori del canto alla francese, gli strumentisti che rendono la partitura estremamente elegante e ricca di sfumature cromatiche e la conduzione di Sebastian Douce. Un album da non perdere assolutamente come tutta la discografia di questo nuovo attore protagonista della scena musicale attuale francese.
Isabella Chiappara