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J.L. TULOU

E. WALCKIERS

VIRTUOSO WORKS FOR UNACCOMPAINED FLUTE

PAOLO DALMORO, Flùte ordinaire à cinq cles

Da Vinci Classics

5 stelle

Ci sono registrazioni in grado di aprire nuove prospettive, di svelare inedite sonorità. È quello che fa il presente nuovo CD firmato Da Vinci Classics, giovane etichetta con sede ad Osaka in Giappone, fondata dall’italiano Edmondo Filippini. Protagonista è il flautista Paolo Dalmoro, il quale sta dedicando le sue energie e i suoi studi alla riscoperta di un repertorio uscito completamente dai circuiti concertistici e discografici e relegato, per lo più, a uno studio conservatoriale (leggi a tal proposito, l’intervista che abbiamo realizzato con lui). Compositori come Jean Louis Tulou diranno qualcosa – forse – agli studenti di flauto del Conservatorio ma pochissimo agli appassionati. Per non parlare poi dell’altro autore presentato nel disco, ossia Walckiers. Ma la novità ci permette di fare anche una prima, veloce riflessione sul flauto come strumento-simbolo di un’epoca. Arrivato tardi nel nostro paese (il primo a concepire un’intera raccolta di concerti  in Italia fu Vivaldi con l’Op. 10), il flauto traverso ha saputo conquistarsi il suo spazio, riuscendo ad attrarre i compositori più famosi. Nell’epoca barocca sono innumerevoli le composizioni per lo strumento (molte delle quali ancora inedite e mai registrate) ma è nell’ottocento che assistiamo a una diffusione su larga scala, soprattutto nella nascente nuova borghesia o middle-class. Il flauto traverso diviene così lo strumento dell’amatore, di colui che può permettersi il tempo di assecondare la passione per la musica. Di pari passo avviene un’evoluzione strumentale che consentirà poi un successivo sviluppo – tramite l’adozione di chiavi aggiuntive, fino ad arrivare al sistema Böhm ancora oggi utilizzato – e la diffusione di un nuovo repertorio, sempre più raffinato. Paolo Dalmoro ci presenta un programma tutto francese per flauto solo a cinque chiavi (il così chiamato flùte ordinaire), dove evidente è il richiamo al mondo dell’opera. Il flauto è così inteso come alter-ego della voce, capace cioè di quegli effetti teatrali che incantavano le platee. E Paolo Dalmoro riesce proprio in questo: riesce ad incantare con il suo suono, con la sua raffinata tecnica esecutiva, con la sua interpretazione di musiche dimenticate, oggi forse anacronistiche, ma capaci di riportarci indietro nel tempo. Una presa del suono generosa, valorizza lo strumento utilizzato: un originale della seconda metà dell’ottocento, realizzato da Bauer, un costruttore tedesco naturalizzato francese. Così, fantasie, Variazioni, rondò, valzer, incantano l’ascoltatore, immergendolo in un universo sonoro fatto di affetti, virtuosismo, magniloquenza. Valore aggiunte le note di copertina firmate dallo stesso Dalmoro, con una disamina biografica dettagliata sui due compositori oggetto della presente registrazione. Un disco immancabile.

Gabriele Formenti