Cover CD Landini - Rugginenti

Carlo Alessandro Landini

“Sonata n. 2 per pianoforte”

Carlo Levi Minzi

CD Rugginenti RUS 555086.2

Definire Carlo Alessandro Landini una delle voci più originali e volutamente solitarie, rispetto al cammino artistico-estetico intrapreso, del panorama musicale contemporaneo italiano non rappresenta un azzardo critico, ma la constatazione di un autore che, al di là del suo prezioso lavoro didattico (insegna armonia, contrappunto e composizione al Conservatorio di Piacenza), fa del lavoro intellettuale (nel puro senso weberiano dell’espressione) un punto fermo dal quale prende avvio l’altra faccia della sua parabola esistenziale, quella appunto artistica. Rigore, lucidità, argomentazione, sviluppo sono le parole d’ordine che si devono tenere presenti se ci si vuole avvicinare alla sua produzione musicale che spazia da lavori orchestrali a quelli cameristici e pianistici. Landini incarna a tal punto il concetto di originalità da rappresentare musicalmente e intellettualmente un’“anomalia selvaggia”, come Toni Negri in un suo saggio di diversi anni definì la vita e l’opera di Baruch Spinoza, al punto da porsi, effettivamente, come un compositore intriso di spinozismo, proprio in nome di quel rigore, di quella lucidità e di una geometria creativa capace di divenire “suono etico”. Ma, sia ben chiaro, lucidità e rigore che non annullano mai la compresenza di un fascino seducente, in quanto Landini non rinuncia a manifestare, e parte della sua originalità risiede appunto in ciò, e a irradiare con la sua musica un’idea/ideale di bellezza, di esaltazione estetica in grado di essere allo stesso tempo rifugio dal mondano e base di partenza speculativa. Ne fa pienamente fede questa Sonata n. 2 per pianoforte che squisitamente incarna e condensa ciò che è stato detto finora, concepita e concretizzata in un solo tempo (al cui interno, per dirla con Bergson, si annida(no) altro(i) tempo(i)) che sfiora gli ottanta minuti di un continuo, poliedrico e irradiante sviluppo basato su una cellula primigenia e rousseaunamente primitiva, quella di un accordo di sesta eccedente italiana, che funziona sia nel modo maggiore, sia in quello minore. Questo è il root, la radice, da intendere anche a livello scientifico-informatico, da cui prende avvio una “stringa” in perenne evoluzione/involuzione/aevoluzione, estrinsecazione di un atto sviluppativo che armonicamente sarebbe senza soluzione di continuità, anche se temporalmente viene fissato e dislocato in uno spazio sonoro che pone illusoriamente un punto di inizio e uno di fine. Sviluppo, ecco la chiave di volta per fissare la dimensione creativa di questa composizione che si sviluppa/avviluppa come un vegetale evoluto (la radice della sesta eccedente è il risultato di una semenza armonica che Landini tende a utilizzare in linea generale). Sviluppo che proviene da un concetto linguistico, quello della teoria generativo-trasformazionale elaborata dal linguista Noam Chomsky, che si articola in un susseguirsi di “rami” (branches) disposti strutturalmente nella sfera tematica e in quella fraseologica e che il compositore milanese traspone musicalmente nelle sue composizioni, come tra l’altro avviene in modo sistematico nella sua smisurata quinta Sonata pianistica di recentissima esecuzione. Da qui, una struttura compositiva che è un insieme capace di ospitare una pletora di sottoinsiemi contrassegnati da elementi tensivi e dis-tensivi che nella loro alternanza creano affascinanti sviluppi sovrastrutturali (una tecnica, usata per dilatare e restringere il tempo interiore della composizione non dissimile da quella usata nelle sue opere pianistiche da parte di Schubert), i quali danno vita a continue trasformazioni tematiche e germinali (come avviene proprio nel caso della Sonata n. 2).

La lettura da parte di Carlo Levi Minzi rende merito alla sistematica univoca pluralità dell’opera, padroneggiando e centellinando le tensioni e le distensioni di cui si è detto, senza mai perdere la bussola esecutiva, ma dipanando sapientemente i vari ricettacoli, le deviazioni, gli inevitabili richiami da teoria dell’eterno ritorno dello spartito. Emozionante.

Andrea Bedetti