mahler naxos

MAHLER arr. SCHOENBERG: Songs

Susan Platts, Mezzosoprano

Charles Reid, Tenore

Roderick Williams, Baritono

Attacca Quartet

Virginia Arts Festival Chamber Players

Direzione: JoAnn Falletta

NAXOS

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

L’edizione Naxos (2016) che propone, sotto la direzione di JoAnn Falletta, gli arrangiamenti per voci e ensemble da camera realizzati da Arnold Schoenberg dei Lieder mahleriani, è una pregiatissima occasione per dedicare ai quattro Lieder eines fahrenden Gesellen e al Lied von der Erde un tipo di ascolto insolito, se non anche inedito, anche per i più ferventi mahleriani, già in confidenza con le originarie versioni orchestrali. La presa del suono, qui in sala da concerto, pur non trattandosi di un live recording, anche senza vantare memorabili profondità armoniche risulta nondimeno nitidissima, elemento non banale quando si è alle prese con un organico cameristico (concepito da Schoenberg annoverando, man mano: quartetto d’archi, flauto, ottavino, oboe, corno inglese, clarinetto, clarinetto basso, fagotto, corno, pianoforte, armonium e celesta, percussioni, e contrabbasso).

Le differenze rispetto all’orchestrazione originaria danno mostra delle loro qualità più sottili soprattutto nei quattro Lieder dei primi anni ’90 (nel caso del Lied von der Erde l’impressione è, perlopiù, quella di una semplice riduzione di organico, senza particolari variazioni per ciò che riguarda gli impasti sonori). Qui, l’arrangiamento di Schoenberg per il Verein für musikalische Privataufführungen (Società per private esecuzioni musicali) dà innumerevoli e appaganti occasioni di interazione e fusioni timbriche soprattutto tra la voce del pianoforte e quella del baritono Roderick Williams. Questi, aduso ad un repertorio fortemente eclettico, supera magnificamente la sfida dell’interpretazione mahleriana, dando prova di una “prestanza” vocale che non declina mai in sciatteria, nonché di una superba dizione. La formazione quartettistica, invece, restituisce, soprattutto nei primi due Lieder, una realtà campestre, aprica, la cui presenza materiale manifesta un grado di realtà perfino superiore a quello con l’orchestrazione originaria (l’effetto del violino o del flauto soli, qui, ha qualcosa di popolaresco, familiare, ingenuo, che è destinato a perdere almeno un poco della sua vividezza sul tradizionale palco gremito di esecutori). Un poco meno adeguata al repertorio, forse, la seconda voce maschile, quella del tenore Charles Reid, meno sicura, meno accattivante di quella di Williams, benché, è vero, designata ad alcuni momenti decisamente ostici per ciò che riguarda la rotondità dell’emissione, come l’esordio del Trinklied vom Jammer der Erde, in apertura al ciclo. Susan Platts, dal canto suo, mezzosoprano di consolidata esperienza mahleriana, non delude le aspettative che ci si può formare dando uno sguardo alla sua carriera (è proprio Mahler l’autore con più titoli presenti nel suo repertorio): davvero rimarchevole il suo Von der Schönheit, al quale conferisce una vivida e cangiante forza declamatoria e narrativa. Nel lungo, emotivamente insostenibile, Abschied finale, che congeda l’ascoltatore dal ciclo liederistico e il suo autore dal genere tout court (è infatti l’ultimo lavoro in cui Mahler acclude le voci all’organico orchestrale), la sua commozione tende, pur senza arrivarvi – e non lo si legga necessariamente come un difetto – alle lacerazioni e all’inguaribilità di un’interpretazione storica come quella di Kathleen Ferrier, fermandosi qualche passo prima dell’annichilimento psicologico, limitandosi ad affacciarvisi e a scongiurarne, con lucido terrore, la vittoria. Per contro, paradossalmente, la riduzione su diversa scala dell’organico toglie all’Abschied alcuni strati fondamentali alla sua essenza: come se non si potesse davvero fino in fondo goderne che nei termini insopportabilmente sublimi concepiti da Mahler per la grande orchestra protonovecentesca. Ma questo è, naturalmente, un problema che si trova ben al di là dell’interesse e della portata degli interpreti di questa incisione.

Alice Verti

 

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