bach without words

J. S. Bach

WITHOUT WORDS

Lautten Compagney

Wolfgang Katschner, dir

Deutsche Harmonia Mundi 8875194672

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

Without words. Senza parole !

Ancora una dimostrazione che la musica di Bach si può suonare e utilizzare “a prescindere”: andrebbe bene anche un’ocarina. L’universalita’ della sua musica la rende libera da scopi e circostanze, da convenzioni e da parole.

Qui l’ottimo ensemble berlinese “Lautten Compagney” ci propone un menù interamente a base di Cantate ma, appunto, senza parole… quella che può , anzi è, la ragion d’essere di queste pagine, interamente al servizio della parola, della preghiera corale, e’ praticamente scomparsa, viene messa da parte, mentre le note si ergono, nude e crude, a “sbatterci in faccia” la potenza, il valore intrinseco della musica del Kantor, la sua quintessenza, valida nella Thomaskirche di Lipsia quasi trecento anni fa come, oggi, sul divano di casa nostra.

Le scuole di pensiero a proposito di questi, diciamo così, esperimenti sono molteplici ed hanno suscitato dibattiti accesi, nel caso di Bach particolarmente accesi, andando dal rigorismo “duro e puro”, al “lassismo”più spregiudicato nei confronti di qualsiasi trascrizione (appunto, l’ocarina, ma anche il sintetizzatore…). Del resto fu lo stesso Bach, con la mancanza di indicazioni circa gli strumenti da utilizzare in certe partiture e con il suo trascrivere musica altrui per strumenti diversi da quelli indicati dal compositore (ad es. Vivaldi con l’organo) a fornire i presupposti per questa irrisolta quaestio.

Ma tant’e’: oggi nel lettore gira questo CD e di questo parliamo.

Bisogna, credo, fare prelirminarmente una riflessione sulle cantate bachiane e sulla loro genesi: oggi sono conosciute circa duecento opere che vanno a costituire una parte del tutto singolare e intrinsecamente unitaria nella produzione di Bach, che tuttavia si ritiene dovesse essere più ampia,arrivando a circa trecento Cantate, distribuite prevalentemente nei cinque cicli annuali del calendario ecclesiastico, per le domeniche e i giorni di festa (Natale, Pasqua, Ascensione ecc,), ma non tutte. Infatti una parte non aveva carattere sacro, ma un utilizzo secolare (compleanni, matrimoni, funerali…). Tra il 1708 e il 1717, a Weimar, Bach scrisse non meno di venti Cantate, ma a Lipsia, dal 1723 al 1750, ne compose più di duecento! Ma la quantità, in Bach, non va mai a scapito della qualità, per cui il corpus della Cantate ci propone, inalterato, un universo variopinto, fatto di musica e di forme musicali diverse.

Su queste basi solide, Lautten Compagney si avventura nell’esperimento che ci viene presentato in questo CD, costituito dall’assemblaggio di tre nuove Cantate, o per meglio dire, Concerti, ciascuno dei quali è portatore di un titolo programmatico. Sono stati utilizzati movimenti di varie Cantate senza però il testo, senza alterarne le singole note ma cambiando la combinazione dei movimenti e la strumentazione, producendo così sonorità nuove, mai sperimentate prima.

In questa visione programmatica, il titolo della prima “Cantata strumentale”e’ derivato dal coro di apertura della Cantata 133, Ich freue mich in dir, scritta per il periodo natalizio.

Per la seconda Cantata strumentale , il titolo Die Seele ruht in Jesu Handen e’ stato prelevato dall’aria per soprano della Cantata 127.

La terza Cantata strumentale, infine, porta il titolo Mein glaubiges Herze, frohlocke, sing’, scherze,

dall’aria per soprano della Cantata 68.

Il come e il perché queste ed altre Cantate siano state scelte per quest’opera sperimentale vengono riassunti nel libretto che accompagna il CD che consiglio di ascoltare con attenzione.

La musica e’ e non è di Bach, come se le pietre, i fregi e le statue del Partenone fossero state scelte singolarmente e riutilizzate per costruire, che so, una cattedrale bizantina…

A voi, carissimi, l’ardua sentenza. A me la speranza di non avervi tediato.

Angelo Formenti