Leonardo Leo
Sacred Works
Ulrike Hofbauer ensemble & cetera
DHM 88875057442
Fu Charles Burney a diffondere la fama di grande maestro del contrappunto per il pugliese Leonardo Leo (1694-1744) nell’ambito della “scuola musicale napoletana”, una fortunata ma troppo generica definizione creata dallo stesso Burney nella sua General History of Music, stampata per la prima volta nel 1789. Di Leo, Burney lodò la “purezza della sua armonia” nonché “l’elegante semplicità della sua melodia”, ricordando l’esecuzione del suo famoso Miserere a 8 voci nel 1781 al Pantheon di Londra, che suscitò la reale ammirazione tra le composizioni corali lì ascoltate, anche se la realizzazione vocale fu imperfetta.
Il programma di questo cd comprende composizioni sacre di Leo conservate oggi in collezioni inglesi, che illustrano bene lo stile del compositore pugliese: «caratteri moderni assolutamente all’avanguardia nel suo tempo» insieme all’uso sapiente del contrappunto severo in “stile antico” che si può far risalire ai suoi studi romani con Giuseppe Ottavio Pitoni, nonché agli anni in conservatorio a Napoli alla Pietà dei Turchini (1709-12), nel solco di una delle migliori tradizioni didattiche napoletane tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento: tra il 1662 e il 1740 in quel conservatorio si susseguirono, come primi-maestri, Giovanni Salvatore, Francesco Provenzale, Gennaro Ursino e Nicola Fago, quest’ultimo suo insegnante diretto, anch’egli pugliese.
Le due Salve Regina presenti nel cd – che non sfigurano affatto rispetto agli analoghi capolavori pergolesiani –, pur non datate, furono certamente scritte per la Cappella Reale di Napoli, della quale Leo dal 1713 fu dapprima organista aggiunto, poi organista titolare, quindi dal 1737 vice-maestro e infine, nel 1744, poco prima della sua morte, maestro di cappella. La Salve Regina in Fa maggiore, la più fortunata discograficamente con le registrazioni dirette da Fabio Biondi, da Alan Curtis e da Christophe Rousset, ritenuta più tarda per la sua scrittura «più avanzata nello stile moderno», con evidenti ‘proiezioni’ mozartiane; mentre l’intonazione in Do minore (registrata anche da Curtis) scritta per il soprano castrato napoletano soprannominato “Matteuccio”, ovvero Matteo Sassano, è databile prima del 1737, anno della morte del cantante, e quindi precedente all’altra.
Anche la cantata Il Figliuol prodigo, qui in prima registrazione mondiale, è un brano di genere spirituale, tratto dall’evangelista Luca: un soprano solo racconta «la sua straordinaria avventura fatta di perdita e di ritrovamento del peccatore grazie alla misericordia e all’amore del padre». L’introduzione strumentale presenta un esordio simile a quello di Bach nella Musikalisches Opfer (“Offerta musicale”) e nella Kunst der Fugue (“Arte della Fuga”), offrendo uno stile più antico misto ad uno più moderno rappresentato dalle arie in perfetto stile galante, che potrebbero appartenere tranquillamente ad un’opera dello stesso Leo o ad una di Leonardo Vinci; non a caso lo Stile Galante viene fatto risalire dalla moderna storiografia musicale ai “napoletani” come Vinci e Leo. La seconda aria, in particolare, è un omaggio a Pergolesi: la melodia dolorosa della voce si inserisce tra i due violini con ritardi e dissonanze.
Analoga atmosfera per la Lezione I del Giovedì Santo (1744), anche questo brano in prima registrazione mondiale, dove il modello musicale dello Stabat Mater pergolesiano «era ormai divenuto un classico con cui tutti i maestri napoletani dovevano confrontarsi, soprattutto dopo la scomparsa prematura a 26 anni del suo autore».
Concludono i brani di Leo due delle 14 Toccate per tastiera, scritte probabilmente per esigenze didattiche: la n. 2 in Sol minore in forma di “giga”, con «caratteri simili a molte sonate di Domenico Scarlatti», e la n. 14 in Do minore che «richiama la scrittura dell’altro virtuoso clavicembalista napoletano Pier Domenico Paradies» (Paradisi).
Nel cd è inserito il IV concerto grosso in Mi minore di Francesco Durante (1684-1755), nella versione in “forma di quartetto”, da eseguirsi cioè a parti reali: un’occasione di confronto con il grande ‘avversario’ del musicista pugliese a Napoli. Durante inizia il proprio concerto con il medesimo arpeggio cromatico di tipo “bachiano” utilizzato da Leo nella cantata prima illustrata, «quasi a significare – per dirla con Dinko Fabris, l’estensore delle dotte note storico-musicologiche allegate al cd (disponibili in italiano sul web) – che, fuori dalle differenze di stile delle due distinte personalità, quella napoletana è davvero una “scuola” con una sua riconoscibile impronta stilistica, caratterizzata da una mistura di profondità e semplicità, antico e moderno, sempre di stupefacente bellezza».
Il soprano Ulrike Hofbauer, protagonista delle esecuzioni di tutti i brani vocali di Leo, tiene testa con molta naturalezza e perizia tecnica alle performances di Barbara Schlick (con Biondi), di Mary-Ellen Nesi (con Curtis) e di Sandrine Piau (con Rousset) – tutte registrazioni ormai fuori catalogo –, dirigendo con grande affiatamento e precisione il suo gruppo “ensemble & cetera” costituito da due violini, una viola, un violoncello, una tiorba, un cembalo ed un organo, resi con grande fedeltà timbrica e dinamica dall’ingegnere del suono e dal produttore della registrazione co-prodotta con Radio Bremem, l’emittente radiotelevisiva pubblica locale del Land tedesco di Brema.
L’unico appunto che si può muovere alla produzione, da parte di chi apprezza soprattutto realizzazione discografiche monografiche, è l’assenza nel cd di almeno uno dei sei concerti per violoncello che Leo scrisse per Domenico Marzio Carafa, duca di Maddaloni, tra il 1737 e il 1738, «che sono tuttora considerati tra i massimi capolavori barocchi per lo strumento», che rivestiva anche nella sua musica sacra di quello stesso periodo un ruolo autonomo e preminente. Invece del bel concerto di Durante da inserire in un cd monografico con altri importanti brani strumentali e vocali del maestro di Frattamaggiore, si sarebbe potuto inserire almeno il meraviglioso concerto per violoncello in Re minore di quasi analoga durata (così come aveva fatto Curtis nel suo cd “Salve Regina”, etichetta DHM), eseguito anch’esso in parti reali, come da prassi ben documentata sia nelle chiese che nelle dimore napoletane aristocratiche del tempo.
Domenico Antonio D’Alessandro