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J. Adams

SCHEHERAZADE. 2

Leila Josefowicz

St. Louis Symphony.  Dir. D. Robertson

Nonesuch 7559 – 79435 – 1

Diciamo la verità: a molti la musica contemporanea non piace. “E’ troppo difficile; non la capisco; mi da’ fastidio; è dissonante…”. Sono questi i commenti, le osservazioni dei comuni ascoltatori non occasionali di musica classica.

Se questo è vero, ed è vero, il disco di cui parliamo oggi lo ascolteranno in pochi, nonostante il titolo che può suscitare qualche curiosità.

Invece ho fiducia che non sarà così.  Se leggiamo le scarne, eppure esaurienti note, scritte dal compositore, comprendiamo il perché di questa musica, che ci apparirà meno “strana”, meno ostica, profondamente inserita nel contesto socio-culturale del mondo di oggi, dove la violenza sulle donne, i femminicidi, gli abusi sono una realtà che non riguarda solo certi paesi dove il pensiero dominante, sociale e religioso, si è conservato intatto nel corso dei secoli e fino ai giorni nostri.

Non si tratta quindi solo di Pakistan, India o Afghanistan, ma anche delle nostre città, come la cronaca quotidiana ci insegna.

John Adams, sotto l’impulso di quanto avviene nel mondo globale, ha ripensato alla storia di Scheherazade e ai suoi racconti, grazie ai quali riesce a salvarsi la vita da un marito violento ed assassino.

Ne è nata così una “ sinfonia drammatica” (il termine è di Berlioz) per violino e orchestra, articolata in quattro quadri provocatori e talora violenti, ma allo stesso tempo virtuosamente romantica, ponendosi nel solco di Sibelius, Prokofiev, Bartok e Berg.

La composizione è dedicata alla violinista Leila Josefowicz, a cui si adatta come un abito su misura, e che ce  la propone con impeto e passione.

Un’ultima raccomandazione: se non conoscete bene la leggenda di Scheherazade, prima di ascoltare il CD fate un giro su internet per documentarvi.  Anche l’ascolto, a ragion veduta, sarà più ricco e  consapevole.

Angelo Formenti