Stagione Sinfonica – Teatro alla Scala 28/09/2019
Ad inaugurare la stagione sinfonica del Teatro alla Scala troviamo il Direttore Musicale Riccardo Chailly con un programma che in due sinfonie unisce due Leitmotive: l’inizio dell’Integrale delle sinfonie di Beethoven per l’anniversario dei 250 anni dalla nascita del compositore di Bonn, che dirigerà alla Scala nella Stagione Sinfonica e in quella della Filarmonica, e la prosecuzione dell’integrale delle sinfonie di Gustav Mahler. Presenti quindi la Sinfonia n.4 op.60 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n.4 di Mahler con il contributo del soprano tedesco Christiane Karg. La quarta di Beethoven, come tutte le sinfonie del resto, è frutto dell’esperienza del Maestro milanese con le registrazioni pubblicate nel 2011 con l’Orchestra del Gewandhaus di Leipzig, sicuramente già superata ed evoluta sulle partiture di Chailly. La cosa che più stupisce della lettura dell’opera 60 non sono in realtà i tempi in sé, quelli scritti da Beethoven, ma la relazione tra di essi. In particolare il secondo movimento risulta molto più veloce e scorrevole. Altri piccoli e “nuovi” particolari sono rilevabili nel resto della sinfonia come la presenza di alcune legature e di accenti. L’interpretazione di Chailly, notoriamente molto meticoloso nell’esigere masse e volumi sonori imponenti, è anche piuttosto attenta alle dinamiche in particolare quelle che vanno dal mezzo forte, al piano e al pianissimo. Inatteso e lievemente straniante il cambio di tempo a battuta 52 del Finale con l’intervento dei legni e il leggero accelerando che purtroppo non riesce al primo tentativo, ma solo nella riproposizione qualche battuta dopo. Eccellente invece il passo del primo fagotto Gabriele Screpis, che tutti aspettano con attenzione a fine movimento. Dopo l’intervallo la Quarta di Mahler. Nonostante Chailly sia ritenuto un punto di riferimento per le interpretazioni mahleriane fin dal principio della sinfonia si capisce che la serata non è delle migliori: varie imprecisioni dell’orchestra, qualche esitazione ritmica e una visione poco unitaria e narrativa rendono i primi due movimenti poco interessanti. Per fortuna con il terzo movimento si ha un cambio di passo: dopo una lunga pausa inizia il Ruhevoll. Come in Beethoven ci sono alcune scelte di tempo particolari e una cura insolita per le dinamiche. Anche l’orchestra ritrova la concentrazione. Durante il movimento prende posto a fianco al direttore Christiane Karg, così senza soluzione di continuità si passa al movimento conclusivo con il Lied “Das himmlischeLeben” (La vita celeste). La voce della Karg è elegantissima, dotata di un’ottima emissione, è di grande musicalità nel fraseggio. Forse a tratti potrebbe sembrare una voce un po’ piccola, ma sopperisce a ciò con un’ottima proiezione del suono. Il movimento scorre fino alla sussurrata conclusione. Il pubblico tributa i meritati applausi e il M° Chailly sembra rimandare tutti all’imminente appuntamento con l’inaugurazione della Stagione della Filarmonica della Scala con altre due sinfonie beethoveniane.
Luca Di Giulio