23/08/2019
Bolzano Festival Bozen – Teatro Comunale Bolzan
Herbert Blomstedt e la Gustav Mahler Jugend Orchester
Per la tournée del 2019 la Gustav Mahler Jugend Orchester si affida alla superlativa coppia Blomstedt Gerhaher con cui porterà in giro per l’Europa sostanzialmente due programmi presentati come consuetudine al Bolzano Festival Bozen. Due le date in calendario il 23 agosto ed il 26. Il primo dei due concerti prevede il poema sinfonico di Richard Strauss Tod und Verklärung, i Rückert Lieder di Gustav Mahler e la Sinfonia n.3 in mi bemolle maggiore op.55 di Ludwig van Beethoven. Un programma assai articolato, lungo ed impegnativo anche per la migliore compagine giovanile europea. L’inizio del programma con Strauss è sicuramente delicato e insidioso sia dal punto di vista strumentale che da quello espressivo. Fin dalle prime note l’intensità è palpabile: l’incertezza ritmica e degli episodi sognanti caratterizzano il Largo introduttivo; l’orchestra è attenta, tesa ma al contempo abbandonata alla musica grazie alla fiducia e alla tranquillità che Blomstedt riesce ad infondere, con il suo gesto senza bacchetta, ormai abbandonata da qualche anno. Molto bene quindi i soli dei legni, oboe su tutti. D’improvviso un colpo di timpano in fortissimo apre una lunga pagina agitata e conflittuale fino alla prima apparizione fugace del tema della trasfigurazione che tutto sembra tranne che qualcosa di trascendente. Esso riappare poco dopo affermando tutta la sua sensualità tipicamente straussiana. Torna per un attimo il conflitto prima di un momento statico preparatorio di un magnifico climax sonoro e drammaturgico che al momento di esplodere si sublima luminosissimo nel tema della trasfigurazione. Se altre volte la grande fede di Blomstedt aveva appannato la tragicità di certe pagine come l’Incompiuta di Schubert o come farà nella marcia funebre dell’Eroica nella seconda parte del concerto, qui l’effetto è a dir poco commovente: la sua certezza di una trasfigurazione dopo la morte e di qualcosa nell’aldilà non è solo utile spunto interpretativo ma una sicurezza che riesce a trasmettere agli ascoltatori: una gioiosa e luminosa fine ci attende, pare dire, qualcosa che a stento possiamo immaginare. Numerose tra il pubblico le persone in lacrime mentre le ultime note di questo poema sinfonico si disperdono nel silenzio della sala del Comunale di Bolzano.
Dopo un veloce cambio di organico giunge sul palcoscenico Christian Gerhaher, il noto baritono tedesco, per l’esecuzione dei Rückert Lieder. Composti tra 1901 e 1904 i cinque Lieder della raccolta sono lo sfogo di Mahler verso la musica vocale mentre stava componendo Quinta e Sesta sinfonia che invece non prevedono l’uso della voce. Gerhaher, già ascoltato in veste di solista ed in Liederabende, è in splendida forma: la voce ferma, ben proiettata, uniforme nei registri e con una emissione morbidissima. Tutto ciò si unisce ad un gusto musicale elegante e perfettamente aderente al testo. La GMJO lo asseconda come fosse un’orchestra di grande esperienza nell’accompagnamento dei cantanti, con grande elasticità, con una concezione cameristica e secondo le essenziali indicazioni di Blomstedt. Tutta la raccolta inchioda letteralmente il sottoscritto alla poltrona: in particolare “Um Mitternacht” con la sua atmosfera notturna, la grande estensione della scrittura vocale e la particolare orchestrazione priva di archi e in “Ich bin der Welt abhanden gekommen”, Lied di commiato e di distacco dal mondo, dove va anche sottolineata l’accorata e magica esecuzione da parte del corno inglese. Dopo fragorosi applausi e numerosi uscite viene proposto come bis “Urlicht” dai “Lieder des Knaben Wunderhorn”; disarmante nella sua semplicità: il corale degli ottimi ottoni con i continui mutamenti della suddivisione del tempo rasserena gli animi di tutti gli astanti. Il delicato equilibrio tra dolore terreno e beatitudine celeste crea un azzeccatissimo rimando a Tod und Verklärung che conclude su se stessa la prima parte del concerto tra l’incredulità del pubblico stupito come un Fanciullo di cotanta bellezza e ispirazione.
Nella seconda parte del concerto è il momento dell’Eroica di Beethoven. Il Beethoven di Blomstedt, già ascoltato ma non recensito al Salzburger Festspiele qualche anno fa con il LeipzigerGewandhausorchester, è moderno e attento alla filologia. Leggero nel fraseggio e piuttosto agile nei tempi senza concedersi troppo alle corse sfrenate di certi direttori. Non manca la giusta intensità anche se la Marcia Funebre a tratti pare contenere in sé troppa speranza. Lo smalto, la coesione e l’omogeneità dell’orchestra sono comunque a dir poco sbalorditivi per una formazione giovanile e la libertà che Blomstedt lascia ai giovani professori d’orchestra, in particolare ai legni nelle loro brevi uscite solistiche, lascia trasparire un lavoro accurato e meticoloso in sede di prova. Il risultato è ottimo anche in Beethoven con alcuni particolari della lettura di Blomstedt assai azzeccati. Il pubblico,già in fibrillante attesa del concerto del 26 agosto, apprezza molto tributando copiosi applausi a orchestra e direttore.
Luca di Giulio