SOCIETÀ DEL QUARTETTO

14 FEBBRAIO 2019

SALA VERDI, CONSERVATORIO, MILANO

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Ospiti della Società del Quartetto di Milano per il concerto del 12 febbraio sono il violinista Leonikas Kavakos ed il pianista Enrico Pace. Il programma, variegato e con brani di rarissima esecuzione, procede dalla terza sonata di Brahms a due suites di Skalkottas,alla terza sonata di Enescu. Il concerto inizia con la terza sonata per violino e pianoforte op.108 di Johannes Brahms. Unica in quattro movimenti delle tre scritte dal compositore amburghese è connotata da un’atmosfera meno intima che lascia spazio, soprattutto nella parte pianistica, al virtuosismo. La lettura di Kavakos e Pace cerca una continuità con le due sonate precedenti cercando di preservare un’atmosfera intima grazie soprattutto ad un controllo perfetto delle sonorità del pianoforte e ad una cantabilità straordinaria del violino di Kavakos. Si giunge quindi sottovoce all’incalzante movimento conclusivo “Presto agitato” che mette in evidenza la grande compattezza del duo e, nemmeno a dirlo, il grande virtuosismo degli esecutori. Prima dell’intervallo è il momento della seconda delle due PetiteSuites di Nikos Skalkottas. Violinista e compositore greco, fu allievo di Arnold Schönberg a cavallo degli anni ‘20/’30 ed è ancora oggi considerato un esponente di rilievo della cosiddetta Seconda Scuola di Vienna. Le due Petite Suites furono scritte nel secondo dopoguerra e sono composte da tre movimenti ciascuna. La seconda suite è probabilmente la meno riuscita nonostante il bellissimo, e difficilissimo, movimento conclusivo.ab5be006-9972-40fc-88a5-8d771364ebf7 La Prima Suite, con la quale riprende il concerto dopo l’intervallo è invece più compatta ed equilibrata rispetto alla seconda che è invece tutta sbilanciata verso il movimento finale. Kavakos sfoggia un virtuosismo straordinario che unito alla profonda conoscenza dei temi popolari greci su cui si basano queste Suites dona un significato unico a questa musica. Brano conclusivo del concerto è la terza sonata op.25 di George Enescu. Il violinista e direttore d’orchestra rumeno è stato anche autore di un piccolo corpus di composizioni. Questa sonata, come le musiche di Skalkottas, sono molto legate al folclore della terra d’origine del compositore anche se la cifra stilistica di Enescu e Skalkottas è palesemente differente. Enescu infatti si ispira alle atmosfere e ai temi popolari senza però citarne alcuno, anzi ‘inventandone’ di nuovi imitando la ritmica della lingua parlata. Al primo movimento in forma sonata segue un Andante e un Rondò finale dal carattere rapsodico. L’unione di intenti dei due musicisti raggiunge qui l’apice e la loro versatilità ammalia una Sala Verdi, purtroppo non gremita come dovrebbe essere quando sul palcoscenico ci sono due artisti di questo calibro. Il pubblicogli tributa fragorosi applausi. Kavakos e Pace concedono due fuori programma: l’“Allegretto moderato” dalla Rapsodia n.1 per violino e pianoforte di Bartók e l’intensissimo “Adagio molto espressivo” dalla Sonata op.24 “Primavera” di Ludwig van Beethoven.

 Luca Di Giulio