MARTEDÌ 18 DICEMBRE 2018
SOCIETÀ DEL QUARTETTO
SALA VERDI – CONSERVATORIO DI MILANO
L’ultimo appuntamento della Società del Quartetto di Milano in Sala Verdi prima della pausa natalizia vede come ospiti la Cappella Neapolitana, fino a pochi anni fa nota come Cappella della Pietà de’ Turchini, sotto la direzione del suo fondatore Antonio Florio. L’ensemble è formato da due violini, viola, violoncello, organo e clavicembalo, due tiorbe e arpa. Soliste il soprano napoletano Leslie Visco e il mezzosoprano lombardo Marta Fumagalli. Il programma prevede autori appartenenti alla scuola napoletana tra Seicento e Settecento: Cristoforo Caresana (1640-1709), Giovanni Cesare Netti (1649-1686), Alessandro Scarlatti (1660-1725), Nicola Fago (1677-1745) e due anonimi. Il concerto, un vero e proprio Concerto di Natale, si apre con cinque brani di Caresana: la Sinfonia da “Le avventure di una fede”, la Pastorale a due voci “Al cantar” da “Demonio vestito da Bifolco”, la Tarantella a due voci “Una dama più fortunata” da “La Veglia”, un Ballo detto “Barrera” a due voci da “La Veglia” e sempre da “La Veglia” una Ninna Nanna a voce sola. L’effetto in Sala Verdi, abituata a diffondere ben altra musica, è inizialmente straniante seppur si tratti di un repertorio di grande fascino. Sicuramente non è il luogo più consono per questo genere di musica che richiederebbe una sala più piccola, raccolta ed intima, ma per necessità è ormai diventato contenitore trasversale di generi e repertori. Come spiegano bene le note di sala redatte da Paola Rossetti i brani presentati in concerto si concentrano su un genere molto frequentato da Caresana: la Cantata Sacra – “Ciascuna cantata consta di una sequenza di arie, duetti e cori, inframmezzati da recitativi; tipicamente, un tutti finale suggella il messaggio morale legato alla nascita di Gesù.”
Suggestivo il ballo detto “Barrera” con uso di nacchere suonate dalle soliste mentre cembalista e violoncellista utilizzano i loro strumenti anche come percussioni. Segue la Sinfonia di Giovanni Cesare Netti da “La Filli”: divisa in quattro parti (Adagio-Presto-Adagio-Allegro), spicca per la parte melodica. L’esecuzione è curatissima, ineccepibile dal punto di vista filologico, ma non per questo fredda o distaccata. Si torna al Caresana con “Con un vel d’humanità” a due voci da “La Caccia del Toro” cui segue una Tarantella di un anonimo e altri due brani di Caresana: il Choro di doi Angioli “Olà, che si fa?” da “La Tarantella per la Nascita del Verbo” e “Hor che lucide e serene” a due voci da “La Pastorale”. La seconda parte riprende con la Cantata “Oh, di Betlemme altera” per soprano e archi, forse il brano meno interessante della serata nonostante sia stato composto dal compositore più noto tra quelli in programma: presenta tre arie, alternate da recitativi, tra cui l’ultima è una pastorale natalizia. Meno nota invece è invece la figura di Francesco Nicola Fago, pugliese di origine (come molti compositori della cosiddetta Scuola Napoletana), ma partenopeo di formazione. Formatosi alla Pietà de’ Turchini divenne maestro di musicisti quali Niccolò Jommelli e Leonardo Leo. Notevolissimo è il brano di Fago, un Mottetto dal titolo “Quid hic statis pastores” per soprano, contralto e archi strutturato come la cantata di Scarlatti. In quest’ultimo brano e nei precedenti, meritano una menzione le due soliste, in particolare il soprano Leslie Visco che mostra oltre ad una perfetta padronanza tecnica, un ottimo controllo dell’emissione, morbidezza e grande musicalità. Forse un po’ vuota nel registro grave risulta la voce del mezzosoprano Marta Fumagalli. Con un breve bis di Caresana, ripetuto dalla prima parte del concerto si conclude la serata: un modo un po’ meno consueto di farsi gli Auguri di Natale in musica!
Luca Di Giulio