UN ITALIANO, NUOVO RE DI BRUGES

Ci sono Concorsi che, se non ti cambiano la vita, certamente possono aiutare una carriera. Lo sanno bene tutti quei musicisti classici pieni di talento ma con poche possibilità di emergere se non attraverso competizioni a volte stressanti, vere e proprie guerre combattute in arena, senza esclusioni di colpi. Certamente il discorso vale anche per la musica antica. Fra i più importanti e rinomati concorsi internazionali c’è quello di Bruges, capitale delle Fiande occidentali, nel nord-ovest del Belgio, che dagli anni sessanta incorona i migliori interpreti (sul sito internet del concorso potete leggere l’elenco dei vincitori fino ad oggi). L’edizione 2018 del Concorso era riservata al Clavicembalo e a vincere il primo premio è stato un italiano: Andrea Buccarella. Ma è l’Italia intera ad essersi distinta come nazione in questa edizione, come ci racconta lo stesso Buccarella nell’intervista che abbiamo realizzato con lui. Un risultato eccezionale, se consideriamo lo stato in cui versa l’insegnamento accademico della musica antica, che solo recentemente ha trovato una sua disciplina nell’offerta didattica. Un concorso speciale, come ci racconta Andrea Buccarella:

foto di: Mario Leko

foto di: Mario Leko

Un italiano sul podio di Bruges. se lo aspettava? Era mai accaduto prima?

«Sinceramente non mi aspettavo un risultato simile, sono davvero felicissimo per questa vittoria. Nella lunga storia del Concorso Internazionale di clavicembalo di Bruges, che dal 1965 si svolge ogni tre anni, soltanto tre italiani erano saliti sul podio finora: Ottavio Dantone (3° premio nel 1986, 1° premio non assegnato), Roberto Menichetti (3° premio nel 1995, 1° premio e 2° premio non assegnati) e Francesco Corti (2° premio ex aequo nel 2007, 1° premio non assegnato); è dunque per me un grande onore e ulteriore motivo di gioia essere il primo italiano a vincere il 1° premio in questo prestigioso concorso. Vorrei anche sottolineare che, in quest’ultima edizione, diversi clavicembalisti italiani si sono distinti e hanno ottenuto risultati importanti; infatti su 15 candidati ammessi alla semifinale erano presenti ben 5 italiani, di cui tre poi ammessi alla finale: tra i semifinalisti c’erano Giulia Ricci e Marco Crosetto, mentre tra i finalisti Cristiano Gaudio, che ha vinto il 3° premio (ex aequo), e Rossella Policardo, che ha ricevuto la Menzione d’Onore dalla giuria e vinto il premio del pubblico».

Italia davvero protagonista in questa edizione! Il livello della nostra scuola pare essere molto cresciuto in questi ultimi anni. Che tipo di considerazione possiamo trarre da questa edizione del Concorso?

«Certamente negli ultimi anni abbiamo assistito ad un’affermazione sempre maggiore di giovani artisti italiani nell’ambito della musica barocca e, più specificamente, clavicembalistica. Credo fermamente che questi risultati siano frutto tanto del loro indiscutibile talento, quanto del lavoro di grandi maestri, che con la loro esperienza e il loro insegnamento hanno contribuito ad innalzare ulteriormente il livello delle nuove generazioni. Penso ad esempio alla grandissima Emilia Fadini, che ha fondato una vera e propria scuola interpretativa italiana, ma anche a tutti quei maestri che ho avuto la fortuna e l’onore di incontrare e dai quali ho imparato tantissimo, come Luca Guglielmi, Stefano Demicheli, Enrico Baiano e Andrea Marcon. Spero che i successi ottenuti dagli italiani in quest’ultima edizione del concorso di clavicembalo di Bruges siano uno stimolo a proseguire nella stessa direzione e accrescano l’attenzione e l’amore per questo strumento nel nostro Paese».

foto di: Mario Lecko

foto di: Mario Lecko

Il concorso internazionale di Bruges è paragonabile, per importanza, ai grandi concorsi come il “Chopin”. Vincerlo può segnare una carriera. Che cosa la aspetta dopo questa vittoria e quali sono i concreti vantaggi, le possibilità che le offre questa vittoria?

«Credo che il vantaggio più significativo, unito ad una grande e immediata visibilità, sia quello di ricevere proposte ed opportunità che prima sembravano precluse, come essere invitati a suonare nei Festival più importanti e nelle sale più prestigiose; ad esempio, in quanto vincitore del 1° premio, nella prossima stagione mi esibirò in sei concerti nelle città di Bruges, Bruxelles, Cremona, Potsdam, Tallinn e Marsiglia, ma sono già in arrivo altre proposte. Oltre a questo, la vittoria del premio Outhere, rilasciato da una giuria indipendente a nome del noto gruppo discografico belga, mi permetterà di incidere il mio primo disco solistico per la celebre etichetta Ricercar».

Puo’ raccontarci come si è svolto il concorso? Che atmosfera si respirava? Il pubblico poteva partecipare? Cosa ha portato in finale?

«Il concorso si è svolto in tre fasi: la preselezione (che quest’anno ha registrato 78 iscrizioni da tutto il mondo, con 69 partecipanti effettivi), la semifinale (alla quale sono stati ammessi 15 candidati) e la finale (aperta a soli 5 candidati). Ogni prova prevedeva un repertorio prestabilito dai membri della giuria, che spaziava complessivamente dal Rinascimento inglese al secondo ‘700 europeo. Il programma della finale comprendeva, oltre alla famosa Passacaille di François Couperin, il primo e il quarto concerto dai Pièces de clavecin en concerts di Jean-Philippe Rameau e un brano di musica contemporanea dal titolo Ceci n’est pas une passacaille, composto appositamente per l’occasione dal clavicembalista belga Johan Huys, membro e presidente della giuria. Tutte le prove erano aperte al pubblico e si respirava sempre una bella atmosfera, molto raccolta. Per me è stato bellissimo poter incontrare lì molti amici e conoscerne di nuovi, devo dire che non ho mai percepito un contesto particolarmente competitivo, anzi tra concorrenti c’era grande sportività, ci facevamo coraggio e ci sostenevamo a vicenda».

Pur essendo giovane, lei ha già alle spalle una significativa esperienza professionale, anche con il suo ensemble Abchordis, sia a livello concertistico che discografico. Molti giovani come lei non hanno ancora avuto questa possibilità. Pensa che questo fattore possa averla aiutata a gestire la tensione di questo momento?

«Sicuramente l’esperienza con l’ensemble Abchordis, che dirigo da quasi sette anni, mi ha arricchito tantissimo e mi ha fatto crescere molto come musicista: per me è davvero un grande privilegio avere l’opportunità di fare musica con amici e artisti così talentuosi, dai quali non si finisce mai di imparare. Tuttavia devo ammettere che, nonostante un discreto bagaglio di esperienza professionale, non è stato semplice gestire la tensione e il nervosismo, soprattutto in vista della finale, forse anche per il fatto che si trattava della mia prima esperienza in un concorso solistico».

Prossimi progetti con Abchordis?

«Nei prossimi mesi abbiamo diversi progetti che vedranno l’ensemble Abchordis per la prima volta in versione orchestrale: con il baritono Sergio Foresti incideremo un disco dedicato al celebre cantante händeliano Giuseppe Maria Boschi, contenente arie inedite di compositori come Lotti, Caldara, Bononcini, Porpora e altri; con il nostro soprano Marie Lys, che quest’anno ha vinto il 1° premio al prestigioso Concorso Cesti di Innsbruck, porteremo in concerto un programma d’arie d’Opera del compositore Gennaro Manna, di cui abbiamo già inciso alcune composizioni sacre per SONY Deutsche Harmonia Mundi. Tra i prossimi impegni concertistici abbiamo: un concerto per il Festival Alessandro Stradella (Viterbo) il prossimo 14 settembre, con un programma dedicato all’Accademia dell’Arcadia; tre concerti con il baritono Sergio Foresti, nei quali presenteremo il progetto discografico dedicato a Boschi, il 5 ottobre presso la Paroisse catholique du Sacré-Coeur di Basilea, il 14 ottobre a Modena per il Festival Grandezze & Meraviglie e il 16 ottobre a Bari per il Festival Anima Mea; il prossimo 2 novembre invece eseguiremo un programma di musica sacra del barocco napoletano per il Festival Freunde alter Musik di Basilea. Insomma tanti impegni per la fine di questo anno e tante novità e sorprese per l’anno prossimo, che spero di poter annunciare presto».

Gabriele Formenti