Alessandro Stradella

Ester

Liberatrice del popolo Hebreo

Oratorio a cinque voci Libretto Lelio Orsini

Viterbo – 1 Settembre 2018

Ensemble Mare Nostrum

Direzione Andrea De Carlo

Roberta Mameli – Ester

Cristina Fanelli – Speranza Celeste

Filippo Mineccia – Mardocheo

Sergio Foresti – Aman

Salvo Vitali – Assuero

Paola Valentina Molinari – ebrea

5 stelle

Anche quest’anno il Festival Barocco di Viterbo congiunto al Festival Alessandro Stradella di Nepi sotto la Direzione artistica del Maestro Andrea De Carlo, ha inaugurato con un Oratorio di Alessandro Stradella, Ester – Liberatrice del popolo Hebreo, la manifestazione. L’Oratorio era già andato già in scena nella stagione 2016 con lo Stradella Young Project diretto da Andrea De Carlo e la regia e costumi della scrivente.

Conosco quindi molto bene questo Oratorio che avevo interpretato come una turquerie barocca, perché questo è. Un Oratorio come la maggior parte di quelli composti nella seconda metà del 1600, purtroppo di questo non ci è giunta la data, ma dalla complessità della scrittura musicale dovrebbe porsi tra la fine degli anni 70 e l’inizio degli 80, prima della prematura e tragica morte per assassinio del compositore, del tipo che ormai la musicologia chiama erotici, per la particolarità di elementi di forte ambiguità sessuale nei personaggi.

foto di: Antonino Scordo

foto di: Antonino Scordo

Infatti questi Oratori si caratterizzano per la presenza di soggetti che hanno per protagoniste donne provenienti dall’esegesi Cristiana della Bibbia, o evangelici, che sono sensuali e bellissime, e che usano il loro fascino per irretire i nemici di Israele, come Giuditta, o vivono storie eroticamente ambigue, come Susanna, la stessa Ester, o dichiaratamente erotiche come Salome o Maddalena, che diventano le eroine di una moralità che presenta molte luci ma anche molte ombre. La lettura figurativa e musicale barocca, in particolare proprio quella di Stradella, fa di questa “ seduzione virtuosa “ una sorta di paradigma della malcelata ipocrisia verso un erotismo sublimato ed estetizzante.

Ester è stata quasi sempre letta e rappresentata in ambito figurativo, in un contesto turco, perché gli antichi popoli della Mesopotamia ormai islamizzata, venivano contestualizzati nell’attualità dell’Impero Ottomano, acerrimo nemico della Cristianità.

Su Stradella uomo e compositore rimando alle mie tante recensioni di sue opere eseguite, ma per l’Ester bisogna comprendere il particolare contesto biblico nella quale si pone, e la straordinaria lettura che di questo da Stradella.

Ester era una giudea che viveva sotto mentite spoglie alla corte di Assuero, re assiro, come sua sposa. Non si capisce bene il motivo, forse una sorta di testa di ponte, che gli schiavi ebrei avevano inserito nell’harem assiro, o semplicemente per la sua grande bellezza. E bellissima è davvero se Assuero la preferisce alle altre sue concubine, e se attira anche se sotterraneamente, le mire sessuali del potentissimo Aman, ministro di Assuero.

Aman che odia gli ebrei, chiede che questi si prostrino alla suo cospetto, gli rendano omaggio, ma la comunità ebraica con a capo Mardocheo, rifiuta, scatenando le sue ire e ordinando, di suo arbitrio, complottando di fatto contro Assuero il re, la morte di tutti gli ebrei.

foto di: Antonino Scordo

foto di: Antonino Scordo

Mardocheo disperato si rivolge a Ester e le chiede di impetrare Pietà allo sposo Assuero e di salvarli dalla morte.

Ester pur conscia dell’enorme pericolo che correrebbe svelandosi, si reca da Assuero, durante un banchetto, per altro proibito alle donne, affermando di essere giudea, e quindi anche lei condannata a morte come tutta la sua gente, gli si getta ai piedi, chiedendo pietà. Il Re, innamorato di Ester, scoperto anche il complotto di Aman, non solo decreta l’annullamento della condanna, ma mette a morte Aman.

La storia come ben vedete ha tutti gli stigmi per una interpretazione che rasenti borderline l’erotismo, e che Stradella accentuerà, come suo costume.

Intanto oltre ai protagonisti canonici, inserisce un personaggio allegorico, Speranza Celeste, che è quella che realmente combatte Aman. Ed in effetti i protagonisti dell’Oratorio, oltre ad Ester, sono loro due. Mardocheo, il coro degli ebrei, il Testo, lo stesso Assuero, sono di contorno ed arricchiscono con i loro interventi, una vicenda tutta giocata sul il conflitto fra il Bene e il Male.

Io personalmente rimasi assolutamente affascinata da Aman, il classico vilain, non a caso affidato ad un baritono-basso, dalla sua crudeltà insensata, come lui stesso riconoscerà alla fine di un lungo percorso che da carnefice lo porterà a diventare vittima, dalla finale e ormai inutile consapevolezza della nullità della Superbia ed inefficacia del Potere se gestito in modo tirannico e senza misericordia.

Anche Speranza Celeste è uno splendido personaggio, di fatto il latore del messaggio divino, all’inizio dell’Oratorio, nel confortare gli Ebrei disperati, e nel duello musicale con Aman, un momento di tragico dialogo nervoso e conflittuale, nel quale la forza della superbia, violenza ed ira nei confronti degli Ebrei, si scontra con la dura e risoluta volontà di Speranza Celeste di poterlo disarmare con la Divina Clemenza. Si tratta di un confronto serratissimo, soprattutto nel duetto finale della prima parte “Armati pur d’orgoglio/ Con suo fiero cordoglio “ , durante il quale i due contendenti si scagliano l’uno contro l’altra in una potente battaglia musicale e poetica, un momento di composizione musicale di livello altissimo e di forza prorompente che lascia senza fiato l’ascoltatore, ti entra nella carne e nella mente, non permette distrazioni, sei in balia di quelle due voci che ti catturano nei loro lacci ricchi di Affetti. Raramente l’e – movere gli Affetti della grammatica musicale barocca trova in modo così pregnante la sua ragion d’essere, che per altro si rafforza con l’entrata in scena di Ester. Speranza Celeste tornerà nel finale dell’Oratorio come Memento per Aman e l’Umanita’ stessa.

Ester all’inizio con Mardocheo, è molto spaventata dalla richiesta del capo della comunità ebraica di svelarsi, ma ben presto, già nella prima parte, in un dialogo con il terrificante Aman, che vuole quasi violentarla verbalmente, ( e chissà anche fisicamente, almeno questa è la lettura che diedi ) nella sua protervia ed arroganza, ritrova se stessa ed una forza interna per superare l’ardua prova.

Infatti la regina si mostra risoluta e combattiva con un’aria ricchissima di vocalizzi e dissonanze “Si , si , ardita e costante “ decide di presentarsi ad Assuero, consapevole dell’amore che lui prova per lei, o a sacrificarsi per il suo popolo in caso contrario.

Nella seconda parte il dramma raggiunge l’apice. Ester si presenta al suo re con umiltà chiedendo pietà e di potersi presentare ad un convito privato presente Aman.

Naturalmente Assuero acconsente al desiderio della regina dimostrandole il suo amore.

Ester in una meravigliosa aria patetica “Supplicante, e prostata al tuo regale aspetto” gli confessa di essere ebrea, e quale sia l’intento di Aman di far strage di tutta la sua gente, lei compresa. Ester nella sua supplica, da vita ad un’aria ancor più ricca di vocalizzi “ Se agli occhi tu giamai”, una vera perla di affetto patetico. Assuero una volta conosciuto il complotto di Aman lo condanna a morte e offre la grazia al Popolo di Israele.

Il finale è tutto per Aman, che prima cerca di convincere Ester a salvarlo, e in seguito ad un nuovo, sempre più adirato, intervento di Assuero, in un lunghissimo e potentissimo recitativo accompagnato alternato ad un canto spianato, da corpo e vita a tutta la sua disperazione, sul suo destino infelice e sulla Fortuna che cambia e l’ha portato alla rovina. Solo l’intervento di Speranza Celeste gli ricorda il passato orgoglio e lo invita a meditare e insieme e a lui tutti i cristiani sulla fallace credenza, mentre il coro degli Ebrei declama “ Cada, pera, mora, l’empio”.

Un Oratorio spettacolare che esige da parte degli interpreti una voce potente e ricca di chiaroscuri, come un quadro di Caravaggio . Insomma non basta una bella voce, ci vuole una possanza interpretativa, una forza nel rappresentare il Bene e il Male, oltre ad una bravura esecutiva senza fallo, perché si tratta di una partitura difficilissima, con un fraseggio ricco di salti e dissonanze.

Sicuramente il 1 settembre abbiamo ascoltato questa sublime composizione, a mio modesto avviso, forse la più bella e difficile per gli interpreti, nel modo ottimale.

L’Ester di Roberta Mameli meravigliosa, il suo doloroso canto iniziale, la sua forza d’animo, la sua ribellione ad Aman, sono stati così ricchi di accenti, or patetici, or più irruenti, me l’hanno fatta amare ancor di più , sia come soprano stupendo, che come donna dotata di una fortissima volontà di superare le avversità, che purtroppo recentemente l’hanno colpita.

foto di: Antonino Scordo

foto di: Antonino Scordo

Che dire dell’Aman di Sergio Foresti? Un monumento al canto impervio di Stradella, una bravura unica, una capacità di farci cogliere tutto il vissuto del personaggio attraverso il suo canto, nelle arie di furore, nel combattimento con Speranza divina, nella contemplazione disperata della propria rovinosa fine. Un bravooo assoluto. Brava anche Cristina Fanelli, nel ruolo di Speranza Celeste, bella voce sopranile, ben impostata, ma avrei apprezzato un po’ più di mordente, in questa parte difficilissima.

Naturalmente ottimi tutti gli altri interpreti: Salvo Vitale, che con la sua profonda voce di basso ha dato vigore ed autorevolezza al personaggio di Assuero, Filippo Mineccia nel ruolo di Mardocheo, purtroppo breve, e Paola Valentina Montanari che è stata aggiunta al coro degli ebrei.

foto di: Antonino Scordo

foto di: Antonino Scordo

La mise en space di Guillaume Bernardi sinceramente non l’ho semplicemente vista. Inesistente.

Come sempre devo applaudire alla direzione di Andrea De Carlo e al gruppo strumentale Ensemble Mare Nostrum, con le eccellenze di Marta Graziolin all’arpa come accompagnamento alle arie di Ester, Andrea Buccarella al clavicembalo, Simone Vallerotonda alla tiorba, Andrea Fossa’ al violoncello.

Dirigere Stradella si sta mostrando sempre più ambito da parte del mondo musicale contemporaneo, che lo sta riscoprendo per quell’enorme musicista che fu e quanto a lui deve la futura grande musica settecentesca. Ma dobbiamo questa Renaissance stradelliana ad Andrea De Carlo che con pertinacia e sempre più conoscenza e penetrazione del modus operandi del compositore lo esegue ormai da diversi anni. Con risultati sempre maggiori.

Naturalmente alla esecuzione seguirà come sempre la registrazione dell’Oratorio e l’uscita di un album. Vi consiglio di ascoltarlo, ne vale veramente la pena.

Isabella Chiappara