J. SIBELIUS
M. REGER
COMPLETE TRIOS
TRIO HEGEL
DAVINCI RECORDS
Nell’odierno panorama concertistico si assiste all’emergere di formazioni cameristiche giovani, preparate, capaci di farsi strada nel complicato mercato professionistico musicale. Parliamo soprattutto di quartetti per archi, alcuni formati da giovanissimi, capaci di lasciare un segno anche all’estero. Ma in questo vivace panorama si sta assistendo, almeno in quest’ultimo periodo, anche al recupero di altre formazioni, come quelle del Trio (sia con archi che con pianoforte). Si tratta di un fenomeno certamente interessante che per l’ascoltatore si tramuta in una rinnovata proposta concertistica e discografica. Ne è prova questo nuovo disco proposto dall’etichetta DaVinci Classics. Una pregevole regitrazione da parte del Trio Hegel, giovane formazione italiana che al grande filosofo idealista tedesco ha deciso di dedicare il proprio nome. Penso non sia un caso questo richiamo “internazionale”, europeo forse meglio dire, da parte dei tre musicisti italiani. Il programma che presentano in disco è infatti quanto di più europeo si possa immaginare. Ci troviamo nella culla della cultura musicale tardo-ottocentesca, in perfetto equilibrio fra istanze moderniste e richiamo alla tradizione, con una rinnovata attenzione al proprio “folclore”. E’ quello che accade con Jean Sibelius, celebre oggi per il suo lascito sinfonico, meno per la sua musica cameristica. Proprio qui, come accade in altri compositori (pensiamo all’amato Brahms), Sibelius sembra voler dare vita a un laboratorio musicale dove l’ascoltatore potrà facilmente ritrovare le atmosfere musicali non solo di Brahms, ma anche di Schumann, affiancate da un evidente tentativo di proporre una musica “popolare” fondata sul recupero delle radici musicali proprie di un paese. La Suite in apertura del disco è da questo punto di vista emblematica. Di Sibelius possiamo ascoltare anche ciò che rimane dell’incompiuto trio in sol minore, un Lento. Accanto a Sibelius troviamo Max Reger. A differenza di Sibelius, quest’ultimo fu invece sempre molto interessato alla musica da camera, che sembra davvero essere il baricentro della sua produzione (altra bella analogia con Brahms). Due splendidi trii confermano come questa formazione fosse considerata all’epoca non meno importante e interessante rispetto a quella del quartetto. Insomma, una registrazione davvero speciale, realizzata con maestria e bravura da David Scaroni al violino, Davide Bravo alla viola e Andrea Marcolini al violoncello, in collaborazione con il Teatro Civico di Schio (Vi) e una significativa tappa di sviluppo per il percorso professionale del Trio Hegel, che ci auguriamo posso proseguire nel migliore dei modi possibili.
Gabriele Formenti