P. TCHAIKOVSKY
SINFONIA N. 6, PATHÉTIQUE
MusicAeterna
Teodor Currentzis, direttore
Sony Classical
Non dovremmo davvero più sorprenderci, eppure ogni nuova uscita firmata Currentzis è capace di farci vibrare l’animo. Capita così con il suo nuovo disco, un omaggio all’autore russo per eccellenza: Tchaikovsky. Una nuova, splendida registrazione, che segue la trilogia operistica Da Ponet/Mozart nonchè un altro disco tchaikovskiano (in quel caso con il concerto per violino e orchestra, accoppiato per l’occasione a Les Noces di Stravinskij). Un album interamente registrato in studio e che – come ben ha sottolineato Peter Quantrill sul numero dello scorso mese di Gennaio di Gramophone – utilizza tutti i mezzi possibili per rendere una idea. La tecnologia al servizio dell’estetica, diremmo noi. Il risultato, sempre per citare il Quantrill, è sorprendente e forse per molti aspetti difficilmente replicabile dal vivo.
Il risultato è davvero stupefacente. E’ questa la Sinfonia dei silenzi? Parrebbe di sì, ad ascoltare il primo, metafisivo movimento, “Adagio – Allegro non troppo”, in forma sonata che inizia con una introduzione lenta di 18 battute, seguita da due gruppi tematici, una sezione di sviluppo e una ripresa. Ed è proprio il tema del fagotto accompagnato dagli archi a dare la dimensione di questa interpretazione. Basterebbero infatti queste prime 18 battute per capire che forse Currentzis ha risolto un enigma. É noto che questa partitura – estremo lascito di Tchaikovky, che morirà pochi giorni dopo la prima esecuzione – voleva essere una Sinfonia a programma. Ma quale programma? Tchaikovsky non lo rivelò mai, lasciando aperta la soluzione. Così scriveva infatti nel 1891: “Mi è venuta l’idea per una nuova sinfonia, questa volta con un programma che resti enigmatico per chiunque, l’indovini chi potrà: l’opera si chiamerà “una sinfonia a programma; tale programma è colmo di emozione soggettiva e, nel corso del mio ultimo viaggio, mentre pensavo ad essa, piangevo frequentemente. Ora, tornato a casa, in meno di quattro giorni ho delineato lo schema del primo movimento…”. Abbiamo già parlato del primo movimento. Che dire dunque della grazia del Walzer del secondo movimento e poi il quarto, “Allegro molto vivace” che prefigura alcuni passaggi della Sinfonia “Classica” di Prokofiev. Il tutto per arrivare al “Finale. Adagio Lamentoso“, il movimento più controverso dell’intera partitura, risolto da Currentzis con un finissimo lavoro di cesello dei piani dinamici. Una meraviglia tutta da gustare
Non ci sono dubbi che questa nuova incisione per Sony Classical rimarrà a lungo un punto di riferimento imprescindibile per chiunque voglia affrontare questo repertorio. Non è dato sapere se l’orchestra MusicAeterna utilizzi strumenti dell’epoca (come solitamente fa) o copie di essi: a giudicare dall’ascolto sembrerebbe di no, almeno per quanto rigurda il comparto dei fiati. Non ci sono indicazioni utili nel libretto. Ma sono, di fronte a tale bellezza interpretativa, dettagli che a questo punto possiamo trascurare. Un’unica raccomandazione: sentite questo disco con un buon impianto Hi-Fi o con delle cuffie di livello, evitate (per quanto possibile), l’ascolto in macchina. Perdereste tutte le sfumature di questa interpretazione, che sono qui pura gioia, pura sostanza.
Gabriele Formenti