J.S. BACH
CONCERTO BRANDEBURGHESI
BARLINER BAROCK SOLISTEN
REINHARD GOEBEL, DIRETTORE
SONY CLASSICAL
Strumento antico Vs strumento moderno. L’accesa questione non sembra essersi oggi placata, paradossalmente proprio quando le edizioni filologiche con strumenti originali della musica del barocco sono diventate la norma, o quasi. Girovagando sui social network non mancano le “baruffe”, soprattutto fra musicisti, su quale interpretazione possa essere considerata filologica e quale no e ancora oggi alcuni storcono il naso a vedere un brano del barocco piuttosto famoso – come appunto sono i Brandeburghesi – eseguiti con strumenti moderni. Ma come! Che senso ha oggi una esecuzione di questo tipo! A cosa serve? Si tratta di un’operazione commerciale… Questo il tenore dei principali commenti.
Ora, non volendo entrare direttamente nel dibattito (pur essendo uno strenuto difensore delle esecuzioni filologiche con strumenti originali), penso che sia tempo che certi “muri” debbano cadere, soprattutto di fronte a un’edizione come quella proposta in due dischi da Sony. Una pregevole edizione con strumenti moderni (sic!), fortemente improntati a un’esecuzione filologica. E non è una novità in senso stretto visto che i Berliner Barock Solisten (formati da alcuni membri della celeberrima orchestra dei Berliner Philarmoniker) da sempre hanno mostrato una profonda conoscenza della prassi barocca.
Questo doppio disco rappresenta la visione “finale” di questi grandi capolavori (incisi centinaia di volte), una preziosa lettura da parte dello specialista Reinhard Goebel, che proprio trent’anni fa li incideva con il suo gruppo Musica Antiqua Köln (in quel caso con strumenti originali), sconvolgendo il pubblico di allora, non avezzo a certi tempi e articolazioni. Ebbene, Goebel ritorna su queste famose pagine (che il pubblico milanese ha potuto ad esempio ascoltare dal vivo nel giorno di Ferragosto del 2017 al Teatro dal Verme per la rassegna MilanoArteMusica), decidendo che non era abbastanza, che quanto fatto fino ad oggi non rendesse giustizia all’universo poliforme e straordinario dei Brandeburghesi. Preparatevi dunque a un’esperienza d’ascolto “sconvolgente”. Può piacere, può fare storcere il naso. Ma questo è il bello di essere recensori: proporre una visione, un parere, personale e dunque assolutamente non condivisibile, motivandolo e raccontandolo. Così, ci accorgiamo che non sono strumenti barocchi di fatto solamente quando entrano in scena alcuni solisti, come l’oboe o il flauto traverso (meraviglioso qui Jacques Zoon nel quinto concerto, forse il più famoso della serie), senza tuttavia rimpiangere gli originali barocchi. Una edizione dunque che consigliamo caldamente, sia per i culturo che hanno già in discografia varie versione, sia per chi questi concerti attende ancora (beato lui!) di scoprire.
Gabriele Formenti