SOLO Bach
Rita D’Arcangelo, flauto
CentaurCRC 3543
Prosegue il percorso discografica di Rita D’Arcangelo, giovane promessa del flauto traverso italiano che ha trovato casa a Berlino. Emblematico il suo percorso artistico, che l’ha condotta a peregrinare in giro per l’Europa e il mondo (ha suonato molto in Orchestre in Polonia e Giappone). Dunque un talento in fuga? Uno dei tanti? Forse sì, ma la musica ha il vantaggio di essere linguaggio universale e di trovare la propria casa ovunque. Dunque Rita resta prima di tutto un prodotto dell’eccellente scuola italiana (che se ne dica, ci sono conservatorio e docenti di assoluto livello anche da noi).
Chi scrive ha avuto modo di conoscere Rita D’Arcangelo piuttosto bene, anche in ambito professionale, e dunque con grande piacere mi accingo a parlare di questo nuovo disco per l’etichetta americana Centaur. Con questo album tutto bachiano Rita prosegue il suo percorso all’interno del repertorio per solo flauto (ricordiamo il precedente CD, sempre per Centaur, dal titolo “A Virtuoso Journey”).
Al centro del disco troviamo dunque la musica di Johann Sebastian Bach, il quale dedicò, per la verità, una sola composizione al flauto traverso (o traversiere come si chiamava all’epoca): la partita in la minore BWV 1013. A questo pezzo famosissimo, vera pietra miliare del repertoio di ogni flautista, è dedicata l’apertura del cd e qui subito la notevole presa del suono valorizza il suono di Rita D’Arcangelo e il suo meraviglioso flauto d’oro 14 K Nagahara. Una lettura interessante per un brano che oggi ha trovato più di una via interpretativa proprio grazie allo strumento antico (ancora oggi rimane ineguagliabile, a mio parere, la lettura offerta al traversiere da Barthold Kuijken). Da questa Partita in la minore inizia dunque in interessante percorso: troviamo infatti la composizione “gemella” per così dire, quella composta dal figlio Carl Philipp Emanuel, sempre per flauto solo e, guarda caso, sempre nella tonalità di la minore. Le due composizioni non potrebbero essere più diverse, ma una cosa le accomuna: l’assoluta padronanza dell’idioma flautistico. Tanto Johann Sebastian, quanto Carl Philipp Emanuel, non solo conoscevano molto bene le possibilità tecniche dello strumento, ma evidentemente lo amavano e lo consideravano degno delle più attenzioni. Consideriamo quanti brani per il flauto traverso troviamo nelle cantante, nelle messe (per non parlare del ciclo delle sonate con il cembalo) di papà Sebastian e quanto spazio questo occupa anche nella produzione del figlio Carl Phillipp (più o meno invogliato alla composizione dal Sovrano-Generale Federico II di Prussia, suo datore di lavoro per circa trent’anni a Potsdam).
Se il CD propone dunque in apertura due brani originali per il flauto, piuttosto noti, il resto del programma ci presenta alcune interessantissime trascrizioni derivate dal violoncello e dal violino: si tratta di brani altrettanto noti nella loro versione originale, dove Johann Sebastian esplora tutte le possibilità dello strumento ad arco. Rita D’Arcangelo ci propone qui una bella selezione di danze dove il flauto si trova a rivaleggiare con lo strumento ad arco. Interessante lo studio fatto sull’articolazione e sui fiati, quelle pause necessarie al flautista per prendere fiato e per ricominciare un discorso che per forza di cosa si era interrotto. Un’altra bellissima prova per la nostra flautista italiana, cittadina del mondo. Complimenti.
Gabriele Formenti