MARTEDI’ 11 APRILE, BASILICA DI SAN SIMPLICIANO, MILANO
SOCIETA’ DEL QUARTETTO
L’appuntamento “pasquale” offerto da Società del Quartetto non ha deluso le attese. Giungeva infatti a Milano un complesso fondato nel lontano 1985 e da allora sempre molto attivo (per la verità, poco in Italia, ma tantissimo in Germania e nel resto del mondo): la Barockorchester Stuttgart con il Kammerchor Stuttgart. Sul podio il sempre tonico Frieder Bernius che con tanto di bacchetta dirigeva dall’improvvisato podio della sempre splendida basilica milanese. Tralasciando per un attimo quest’ultimo aspetto (ma davvero oggi c’è bisogno di dirigere con bacchetta questa musica?), diciamo subito che è stata una bellissima serata.
(Foto di: Marta d’Avenia)
Pezzo forte del concerto il meraviglioso Stabat Mater di Haydn. Brano di raro ascolto, tanto in disco quanto in concerto e sicuramente surclassato in notorietà fra il più vasto pubblico dall’omonima composizione pergolesiana. Questa partitura della durata di circa un’ora si è rivelata di una bellezza sconvolgente, anche e soprattutto grazie ai solisti vocali, tutti in eccellente forma: Sarah Wegener (soprano), Henriette Marie Reinhold (contralto), Colin Balzer (tenore), Sebastian Noack (basso). La concertazione di Bernius si è rivelata efficace nel sottolineare i momenti più drammatici della composizione e l’orchestra si è mostrata totalmente a proprio agio con l’idioma classico di “papà” Haydn. Una pagina davvero sorprendente questo Stabat Mater, dove non sono mancati momenti di puro contrappunto (numerose le fughe imitative fra i solisti) affiancati da altri di puro pathos lirico, enfatizzato dal sovente ricorso a tonalità in minore.
Unica perplessità: perchè cominciare con due brani bachiani? Non si discute qui la bellezza della musica, ma l’utilità di proporre un breve primo tempo (meno di mezz’ora) con una cantata e un mottetto seguito immediatamente da un intervallo per poi offrire 55 minuti di musica di tutt’altro autore e periodo storico. A questo punto sarebbe stato meglio rimanere su Haydn, autore troppo spesso trascurato dalle stagioni concertistiche ma che nella serata si è ritagliato certamente un posto d’onore. Allora perchè non proporre in apertura qualche altro suo brano? Magari qualche movimento dalle sue Sinfonie? Sarebbe stata un’ideale introduzione. a mio avviso, che avrebbe anche sottolineato la straordinaria bravura e preparazione dell’orchestra. Anche perchè il cambio di autore non è questione da poco, soprattutto in termini di diapason e di strumenti da utilizzare (archetto barocco e archetto classico, etc…).
Detto questo, il concerto ha regalato tanti applausi (soprattutto alla fine, con un pubblico all’inizio piuttosto pigro e svogliato nell’accogliere i musicisti tedeschi) e la certezza di avere ritrovato un autore come Haydn capace non solo in disco (dove è al centro delle attenzioni ultimamente) ma anche in concerto di affascinare con la sua straordinaria musica, portatrice, come in questo caso, di profondi messaggi.
Gabriele Formenti