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Carlo Lenzi & W. A. Mozart.

SACRED MUSIC in Lombardy 1770-80

F. L. Mazzulli, soprano

Ensemble Autarena

M. Scandelli, direttore

Pan Classics. PC 10364

Schermata 2016-11-02 alle 16.07.41

I circa 1500 anni di storia dell’ Italia pre-unitaria, dalla caduta dell’ Impero romano alle,guerre di indipendenza della metà dell’ 800, presentano un profilo del tutto  caratteristico rispetto al resto dell’ Europa.

L’ Italia non fu mai uno stato unitario, ma un insieme mutevole di stati e staterelli mutevolmente

alleati o contrapposti tra di loro e con i più potenti regni del continente.  “Ogni campanile, uno stato” potremmo dire con una iperbole: eppure sotto quei campanili pulsava il cuore di una cultura, di una società ricchissima intellettualmente , modello al quale tutta Europa guardava con avida ammirazione.

Da quando poi, nel secolo scorso, la Scuola francese, coagulatasi intorno alla rivista “Les Annales”, propose un nuovo modo di fare storia, anche la musica cambio’ il modo di essere letta, interpretata e quindi ascoltata.

Bloch, Leroy Ladurie, Le Goff e tanti altri, anche in Italia, introdussero il concetto di “microstoria” di un paese, di una festa o di una credenza popolare, di una epidemia, di un fatto di sangue o dei mercati  periodici come elemento fondante della storia “ufficiale” con Re, guerre e battaglie, conquiste e saccheggi, esecuzioni capitali di eretici e oppositori.

Anche la musica e la musicologia cambiarono con l’affermarsi della ricerca storica delle fonti, con la prassi esecutiva originale che riportavano al gusto, alla cultura, alla società in cui musiche ed autori erano nati.

A diciassette anni dall’inizio del nuovo secolo, oggi escono dischi come questo, che ci propone, badate bene, questo menù: musica sacra, in un’area relativamente ristretta, la Lombardia, facente parte del Lombardo-Veneto asburgico, ma confinante con la Serenissima cui appartengono Bergamo e le relative valli delle Prealpi Orobie, arco temporale ristretto (10 anni, dal 1770 al 1780) nel quale Mozart andò a  Milano tre volte, col malcelato proposito di conquistarsi il posto di Maestro di Cappella del Teatro regio ducale, mentre Carlo Lenzi, formatosi alla grande Scuola napoletana dei Porpora, dei Paisiello, dei Pergolesi, tornava a Bergamo per conquistarsi, lui si, il posto di Maestro di Cappella della chiesa di Santa Maria Maggiore che conserverà fino alla morte, avvenuta nel 1802.

I destini dei due musicisti “si sfiorano”.   Lenzi, a dispetto del suo valore, resto’ sepolto a Bergamo, alle prese con il Consiglio della Cappella e la fornitura periodica di un certo numero di “pezzi di mediocre sonorità”, oltre a tutte le altre incombenze legate al titolo.

Mozart, ma soprattutto il padre, ambivano ad un posto simile, che significava sicurezza economica ma vennero respinti. Ciò significo’ il momentaneo rientro a Salisburgo, ma anche un contatto saldamente mantenuto con l’ Europa e con la sua musica, in lento trasferimento verso lo stile classico.

Mozart maestro di Cappella sarebbe stato certamente diverso nel suo modo di creare musica ( niente musica operistica, molte sonate da chiesa o cantate…).

Tutto sommato meglio che la ricerca di un lavoro in orbita ecclesiastica sia fallita.                                 I milanesi non Ebbero l’onore di avere con loro Mozart, ma credo che l’irrequieto salisburghese appartenga all’ Europa e questa volta il destino non fu “cinico e baro”.

Angelo Formenti