C. MONTEVERDI
CONTRAFACTA
Madrigali “convertiti a lo divino”
Da Aquilino Coppini
Nova Ars Cantandi
G. Acciai, dir.
ARCHIV 481 5086
Ora che la primavera sembra ormai più vicina, pare che il Madrigale, a sua volta, metta boccioli, con molte nuove registrazioni ed altrettante ristampe da parte di etichette grandi e piccole. Recensivamo pochi giorni fa Carlo Gesualdo, oggi è la volta di Monteverdi per la Archiv.
Diamo subito che si tratta di un disco eccellente, non solo per la qualità dell’esecuzione, ma anche per tutto il lavoro filologico e musicologico “that stay behind”, che vi sta dietro.
Poi, certamente, l’universo del Madrigale può essere amato o no, ma certamente CD come questo aiutano ad apprezzarlo, anche da parte del grande pubblico.
Il motivo sta nel fatto che, con il madrigale vediamo come la polifonia, fino ad allora indiscusso strumento di comunicazione ed espressione della musica, ceda le armi ad una nuova concezione della forma musicale, dominata dalla verbalizzazione, dal “cantar a solo”.
Si tratta di uno dei passaggi epocali della storia umana nel suo complesso, dove la poesia assume il ruolo di protagonista ed e’ il testo che “fa la musica”, mentre tutto ciò avviene in un arco di tempo limitato, a cavallo fra XVI e XVII secolo.
La figura di Monteverdi si erge a leader di questa vera e propria rivoluzione culturale, dopo la quale la musica non sarà più la stessa.
Giovanni Acciai, con la sua Nova ars cantandi, ci guida in questa scoperta. E lo fa presentandoci un doppio snodo epocale, giocato proprio intorno alla figura di Monteverdi. Quello legato alla evoluzione del gusto musicale, ma anche quello indotto da eventi storico-religiosi, quali la Riforma protestante, il Concilio di Trento, la Guerra dei trent’anni.
Come sappiamo, il Concilio tridentino pose sotto la sua lente la questione della musica, di quale musica si potesse serenamente concedere la fruizione da parte dei fedeli, durante le funzioni liturgiche. Sotto l’impulso di Carlo Borromeo, Arcivescovo di Milano, venne varato un vero e proprio “embargo” all’esecuzione liturgica di musiche che liturgiche non fossero, specialmente nel momento in cui il testo diventava predominante.
Ecco allora nascere la musica “contrafacta”. A spartiti musicalmente di alto e buon livello, vengono associati nuovi testi di provata ortodossia religiosa, convertendoli così “a lo divino”..
A questa attività si applicano personaggi come Aquilino Coppini, introdotto nella cerchia dei Borromeo (nel nostro caso il card. Federico, nipote di Carlo), retore e letterato autore di versi di maniera ordinatamente composti, che per primo condusse questo “esperimento” sui Madrigali del divino Claudio.
Nel 1607 veniva infatti pubblicato a Milano il Primo libro della Musica tolta dai Madrigali di Claudio Monteverde e d’altri autori. L’anno successivo il Coppini pubblicó un secondo volume e nel 1609 a testimonianza del successo ottenuto, venne pubblicata un’altra raccolta, oggetto di questa registrazione, essenzialmente basata sui Madrigali del Quarto e del Quinto libro.
Per un erudito del 500 quella che oggi sembra una pratica inconcepibile,non era affatto oggetto di scandalo, e di fatto non lo fu.
I dettami formali del Concilio di Trento, venivano osservati con scrupolo e quindi tutto il resto passava in seconda linea.Resta la musica di Monteverdi, certamente estranea a queste diatribe e a questi obblighi di tipo religioso, ma in grado anzi di sostenere contemporaneamente l’archetipo originale, e il suo trasmutamento devozionale.
Disco molto interessante che torno a proporre alla Vostra attenzione non solo per il puntuale approccio filologico di Giovanni Acciai e dei suoi sodali, ma anche per il vero e proprio saggio sull’argomento che il maestro ha preparato come note di copertina.
Angelo Formenti