Alfonso Soldano
IL CONFINE DELL’INGANNO
Edizioni Florestano 2016
Chi conosce, oltre ad ascoltare le sue opere, la vita a dir poco movimentata, piena di sofferenze, di dolore, di amarezze, di Dmitrij Šostakovič (basterà solo ricordare che, per timore di essere vittima delle purghe staliniane, il grande compositore russo per sfuggire a un possibile arresto da parte degli sgherri del KGB, che avrebbe potuto essere eseguito in qualsiasi momento, fu costretto per anni e anni a dormire vestito e con una valigia pronta tenuta sotto il letto), non resterà di certo meravigliato dopo aver letto e riflettuto su questo libro che narra la vita e l’opera di un altro compositore ed eccelso pianista, il russo-austriaco, anche se di nascita ucraina, Sergej Bortkiewicz, il quale tutt’oggi è ancora largamente sconosciuto e con la sua opera pianistica pochissimo eseguita. Anche questo artista fu, come tanti altri milioni di uomini, vittima dapprima dell’instaurazione della dittatura bolscevica e poi di quell’immane conflitto mondiale che mise a ferro e fuoco buona parte dell’Europa costringendolo, assieme alla moglie Elizabeth, a vivere un lungo periodo di travaglio, di continue sofferenze e privazioni, che culminarono nella Vienna dell’immediato dopoguerra, dove la coppia visse in condizioni di assoluta indigenza.
A raccontare la storia della vita e dell’opera di Sergej Bortkiewicz, nato nel 1877 a Kharkov e morto nel 1952 a Vienna) ci ha pensato il giovane pianista pugliese Alfonso Soldano, già allievo del grande Aldo Ciccolini, uno dei pochissimi al mondo che ha dedicato anni di studio e di approfondimento alla biografia e alle pagine pianistiche di questo compositore, molte delle quali devono essere ancora vagliate, studiate ed eseguite, oltre al considerevole lascito nei generi della musica concertistica, orchestrale, sinfonica e operistica. Soldano, rimasto folgorato da questo compositore (recentemente l’etichetta statunitense Divine Art ha pubblicato un suo CD, uno dei primissimi apparsi in Occidente, con musiche pianistiche di Bortkiewicz), ha voluto consacrare a questo compositore questo denso libro suddiviso in due parti, la prima che vede narrate le vicende biografiche del musicista (con Soldano che le fa raccontare fittiziamente in prima persona dallo stesso Bortkiewicz), mentre la seconda prende in esame la produzione musicale attraverso i principali generi, permettendo al lettore italiano di farsi un’idea sufficientemente precisa della visione musicale del musicista di origine ucraina.
A tale proposito, non bisogna dimenticare che l’opera di Sergej Bortkiewicz si pone sulla falsariga di quella del coevo Sergej Rachmaninov, ossia basata su un totale rifiuto delle conquiste del moderno linguaggio musicale e su una spassionata difesa del sistema tonale, prendendo come punto di riferimento la grande lezione pianistica di Chopin e di Liszt e quella globale di Čajkovskij, dello stesso Rachmaninov e del primo Skrjabin. Quindi, una visione rivolta decisamente al passato e con lo stesso Bortkiewicz che si definì sempre, e fino all’ultimo, un romantico e un melodico.
Al di là della più che evidente adorazione provata da Soldano nei confronti del compositore e pianista austro-russo, che in alcuni momenti dell’(auto)biografia assume contorni agiografici, ciò che maggiormente impreziosisce questo volume a livello di documentazione è la parte dedicata alle sue composizioni che rappresentano un ineludibile contributo storico e musicologico, senza dimenticare la breve sezione dedicata all’epistolario di Bortkiewicz che rende esemplarmente le vicissitudini, i drammi e le spaventose avversità che questo musicista, assieme alla moglie, fu costretto ad affrontare. Basterà solo questo estratto da una lettera scritta il 3 giugno 1946 da Vienna all’amico olansese Hugo van Dalen, per capire meglio quei terribili giorni: «[…] L’8 Febbraio del 1945 una bomba americana ha staccato una pietra di 80 chili di granito da un muro. Ha fatto un buco gigantesco nella mia stanza da pranzo, un secondo buco nella stanza per la musica, strappò il muro della camera da letto ed è caduto sul pianoforte a coda! E non è successo niente! Non si è nemmeno scordato. La pietra è ancora giacente nella nostra casa. Siamo bloccati dai fori molto crudamente e viviamo in questo modo. Fino ad oggi non ci sono riparazioni, e nessuno sa quando avverranno. Viviamo dalla metà di Gennaio solo nel bagno, ed è un miracolo che non siamo morti per il freddo».
Andrea Bedetti