Cover Hi-Res Granados - Aenea

Enrique Granados

“Chamber Music with Piano”

Trio Rodin

Hi-Res Aevea (files scaricabili in alta risoluzione dal sito web www.onclassical.com)

Tra i tre grandi compositori spagnoli della seconda metà dell’Ottocento, Manuel de Falla, Isaac Albéniz ed Enrique Granados, quest’ultimo è quasi sempre stato accostato all’idea del tipico compositore legato a un’idea di musica romantica nella sua accezione conservatrice, incapace di aprire gli occhi e la mente alle acquisizioni artistiche della fine del XIX e, soprattutto, a quelle che fanno irruzione nei primissimi anni del Novecento. Insomma, Granados autore di opere (si pensi alle proverbiali 12 Danzas españolas e alla suite Goyescas, entrambe per pianoforte, rispettivamente risalenti al 1890 e al 1911) nelle quali il germe della modernità era stato bandito in nome di una nostalgica visione ancorata a un romanticismo che aveva attecchito, a livello di scuola nazionale, nel patrimonio musicale spagnolo e dal quale il compositore aveva attinto a piene mani. Ma nel corso degli ultimi decenni, grazie a una mirata scelta di registrazioni musicali, che non contemplavano le solite e annose composizioni, e ad una serie di studi critico-musicologici, la dimensione di Enrique Granados e l’apporto del suo influsso nei confronti nella musica del suo tempo e in quella a lui posteriore sono notevolmente mutati, focalizzandone meglio la loro importanza. Questo perché Granados e la sua musica sono da considerare sotto una chiave molto più moderna (non modernista) di quanto sia stato creduto finora e se non bisogna dimenticare come il suo pianismo sia figlio di quello di Chopin e di Schumann, è anche vero che da convinto wagneriano, oltre allo scambio di vedute, contatti, impressioni avuti nel periodo parigino con personaggi musicali del calibro di César Franck, Vincent d’Indy, Gabriel Fauré, il compositore spagnolo fu un attento osservatore e plasmatore di quelle novità del linguaggio musicale in atto tra gli ultimissimi decenni del XIX secolo e i primissimi di quello successivo (Granados muore nel 1916, affogando nel tentativo di salvare la moglie dopo che il piroscafo sul quale stavano attraversando la Manica fu silurato da un sommergibile tedesco). Una modernità, sotto alcuni aspetti assai sorprendente, che può essere colta nelle composizioni da camera presenti in questa registrazione, che vede anche opere presentate in prima assoluta, le quali chiariscono meglio la posizione e l’influenza di Granados nella musica spagnola ed europea del tempo. Brani come il magnifico Trio op. 50, l’intrigante Sonata per violino e pianoforte e le composizioni per violoncello e pianoforte (tra cui il fenomenale Madrigal) fanno comprendere meglio la missione “rigenerativa” nella quale Granados si impegnò a fondo nei confronti della musica spagnola della sua epoca, in cui immise e fissò quegli elementi innovativi del linguaggio musicale europeo, anticipando, di fatto, quanto poi farà su più ampia scala Igor Stravinskij attraverso il suo concetto di Neoclassicismo, ossia applicare al contesto della tradizione musicale le moderne innovazioni stilistiche in nome di un equilibrio artistico nel quale il passato e il presente possano operare sincreticamente. Proprio questa opera di piena rivalutazione del repertorio musicale di Granados ci fa ora capire meglio la sua reale statura, oltre l’importanza del suo apporto non solo in termini nazionalistici, ma anche in un contesto più ampio dell’ambito europeo del suo tempo, al punto che c’è da chiedersi a quali sviluppi stilistici e formali sarebbe potuta giungere la sua musica se la morte non lo avesse preso con sé così repentinamente.

Indubbiamente l’interpretazione da parte del Trio Rodin (con Carles Puig al violino, Esther García al violoncello e Jorge Mengotti al pianoforte) oltre a rendere piena giustizia ai pezzi qui registrati, permette di cogliere al meglio non solo la dimensione tecnica, ma anche le inquietudini, il senso di quel passaggio stilistico-formale di cui è imbevuta la musica cameristica di Granados, permettendo all’ascoltatore curioso e privo di paraorecchie di capire, ammirare e apprezzare la densità e la profondità della musica di un autore che non smette ancora di stupire e di far riflettere.

Andrea Bedetti