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F. J. Haydn
CELLO CONCERTOS.
KINDERSINFONIE
Enrico Dindo. I Solisti di Pavia
DECCA 481 2376

Certo che questo è un gran momento per il vecchio zio Franz Joseph: tutti lo eseguono, tutti lo incidono. In questo clima fecondo ben si inserisce Enrico Dindo coi Solisti di Pavia che ci propongono i Concerti per violoncello in do maggiore (Hob. Vllb.1) e in re maggiore. Op 101 (Hob. VIIb.2),nonché la KINDERSINFONIE ( Sinfonia dei giocattoli), per lungo tempo ritenuta opera di Haydn, ma oggi, a giudizio di molti musicologi, di dubbia paternità ed assegnata di volta in volta, al padre di Mozart, Leopold, al fratello di Haydn stesso, Michael, a Edmund Angerer, e infine a Johann Reinprechter. E commentiamo il CD partendo proprio da quest’ultima composizione assolutamente singolare, nella quale, accanto alle sonorità di una classica orchestra settecentesca, si inseriscono degli strumenti per bambini, che imitano i versi degli animali (la raganella, il cuculo, la quaglia), quasi a sancire la diffusione, in quel tempo, di un repertorio che vede strumenti giocattolo al fianco degli strumenti professionali. Ne esce un impasto sonoro curioso, spensierato e divertente. Veniamo ora ai due concerti per violoncello. Alla corte degli Esterhazy, dove Haydn era Kapellmeister, molti solisti dell’Orchestra erano chiamati al ruolo di protagonisti durante le cerimonie ufficiali, presentando pezzi virtuosistici composti espressamente per loro dal Maestro di Cappella. Tra questi, i due violoncellisti Joseph Weigl e Anton Kraft, furono i destinatari di pagine solistiche di rilievo assoluto, ancora oggi in repertorio e oggetto di studio da parte di numerosi musicologi. Agli anni 1761-1765 (Haydn era allora trentenne) si deve ascrivere,il primo Concerto in do maggiore, espressamente dedicato a Weigl. Ritrovato a Praga solo nel 1961, presenta la parte del solista assolutamente virtuosistica, mentre l’Orchestra fa, per così dire, da sfondo. Ad Anton Kraft, primo violoncello negli anni 80 del secolo, Haydn, ormai maturo e celebre in tutta Europa, dedica invece il secondo Concerto,in re maggiore, completato nel 1783, circa vent’anni dopo il primo. Per un lungo periodo quest’opera resto’ all’interno della Corte e non venne pubblicata, finché, nel 1803, l’editore Vernay di Parigi la rese pubblica. Il successo fu immediato e straordinario, messo in repertorio dai migliori violoncellisti allora in attività, e tale e’ rimasto fino ad oggi. Degno di nota e’ l’adagio in la maggiore, caratterizzato da un tema principale dolcissimo, con una presentazione tripartita, semplice ed immediata. Certamente un’opera di grande valore. Non resta che parlare di Enrico Dindo e dei suoi Solisti di Pavia. Qui gli elogi si sprecano: ci troviamo di fronte ad una solidissima e preziosa realtà, che fa dello studio e della riflessione interiore una parte integrante dell’esecuzione, laddove la parte tecnica, peraltro impeccabile, lascia il giusto spazio all’analisi critica, alla metabolizzazione della partitura,fino a diventare parte del se’ degli esecutori. Disco straordinario che, per parte mia, candido a disco del mese.

Angelo Formenti