Chi arriva ad Ancona ma non ha in programma di prendere un traghetto per la Grecia, potrebbe prendere in considerazione di regalarsi qualche giorno all’insegna della musica a Filottrano, piccolo comune di 9 mila anime. Questo incantevole borgo, infatti, ospita da due anni un festival di musica importante che omaggia, nel proprio titolo, il suo più illustre concittadino, ossia Giovanni Carestini (1704-1769), in arte il “Cusanino”, uno dei più famosi castrati del settecento.
Questa seconda edizione (cui abbiamo presenziato nelle prime tre giornate) ha confermato la bella intuizione avuta un anno fa da Antonio Pirozzi (dir. Artistico) e da Andrea Coen, rinomato tastierista e musicologo, oltre che dall’amministrazione comunale nella figura del Sindaco Lauretta Giulioni e dell’Avvocato Marco Cercaci (delegato al Centro Studi “G. Carestini”): ridare splendore a Filottrano attraverso il suo patrimonio musicale e la sua preziosa storia (più di un Papa è transitato da Filottrano ad esempio…).
Ecco dunque che in seno al Festival è stato creato , fin dal primo anno, un centro-studi dedicato alla figura di Carestini, che si prefigge, per gli anni futuri, di diventare un punto di riferimento imprescindibile per comprendere meglio la figura dei castrati del settecento, del Cusanino in particolare, ma non solo.
Tutto questo reso possibile – lo sottolineiamo – quasi esclusivamente grazie a sponsorizzazioni private, che hanno permesso al festival di confermare quanto di buono fatto l’anno precedente, gettando, a questo punto, un importante “mattone” (come lo definisce Coen) per costruire una tradizione che possa nutrirsi, anno dopo anno, di nuove avventure musicali.
Questa seconda edizione ha sofferto, purtroppo, di alcune defezioni dell’ultimo minuto per cause di forza maggiore, che non hanno intaccato la manifestazione nel suo complesso ma che l’hanno comunque privata di un aspetto a mio parere decisivo: il canto.
Un festival dedicato a uno dei più famosi castrati dell’epoca non può rinunciare a proporre in cartellone programmi vocali e su questo aspetto, ne siamo certi, si lavorerà molto per rendere la terza edizione del prossimo anno ancora più speciale.
L’apertura ufficiale del festival: domenica 17 luglio, nella bella cornice della Chiesa di F. Francesco dove alle ore 21.30 (orario sicuramente impegnativo, anche per chi è in vacanza) si è esibito l’istrionico e polivalente Federico Maria Sardelli, il quale a Vivaldi sta dedicando gran parte della sua vita artistica. Sardelli ha regalato un programma dedicato al “giovane Vivaldi“, che è poi il titolo del suo ultimo CD pubblicato da Sony/DHM. In questa occasione ha ricevuto pure il premio “il Cusanino”, che il Festival ha deciso di istituire fin dalla prima edizione per “eminenti personalità della musica o dell’arte”. Una serata davvero speciale che ha confermato il talento di Sardelli e del suo ensemble Modo Antiquo e ha permesso – soprattutto al grande pubblico non specializzato – di comprendere meglio la figura di Vivaldi, un compositore (oggi lo sappiamo), molto più complesso e intrigante di quello delle “4 stagioni”.
Sardelli è stato anche uno dei protagonisti della Tavola rotonda del giorno precedente, Prezioso momento di confronto fra vari studiosi, che attorno alla figura di Carestini propongono, in seno al Festival, alcune proposte di studio, dando così vita al già citato “Centro-studi”. In questa occasione Sardelli ha raccontato le vicende descritte nel suo romanzo-documento “l’Affare Vivaldi”, pubblicato da Sellerio e vincitore già del premio letterario “Comisso”.
Stiamo facendo questo racconto “a ritroso” perchè se è vero che il Festival si è inaugurato ufficialmente Domenica 17, nei giorni precedenti abbiamo potuto apprezzare alcuni altri concerti importanti. Una sorta di gustoso antipasto.
E dunque, andando all’indietro, ricordiamo il concerto di Sabato 16 luglio, dove nella piccola e incantevole Chiesa di S. Cristoforo si sono esibiti (questa volta nel più tradizionale e consono orario delle ore 20.00) Cristiano Contadin alla viola da Gamba e Simone Vallerotonda alla Tiorba e Chitarra barocca. Un programma ricercato e affascinante, degno dei più importanti festival di musica antica che ha proposto un viaggio all’interno della corte di Luigi XIV, dove i due strumenti godevano della massima stima e considerazione. Contadin e Vallerotonda si sono confermati musicisti dotati e perfettamente affiatati. Il pubblico è rimasto incantato da questa musica, a tratti di difficile ascolto poichè molto complessa.
Per arrivare poi a Venerdì 15 luglio, quando in occasione della conferenza stampa di presentazione del Festival, si sono aperte le porte della meravigliosa Villa Centofinestre, settecentesca dimora degli Accorretti. Qui – in un incontro ad inviti – si è esibito Andrea Coen su un cembalo originale di scuola marchigiana del XVII secolo, riscoperto in maniera del tutto fortuita proprio all’interno della Villa e restaurato dal giovane e valente cembalaro Giulio Fratini, che ha raccontato al pubblico il valore della scoperta e l’importanza di questo strumento, sul quale Coen ha eseguito alcuni brani tratti dall’Intavolatura di Ancona. Un programma fatto di danze di vario tipo (Balletto – Ciaccona- Monica, etc.) che Coen ha poi declinato attraverso le musiche di altri compositori come G. Frescobaldi, L. Couperin, W. Byrd, Sweelink, Cabanilles (pezzo questo molto apprezzato, richiesto a gran voce come Bis), Froberger e Ferrini.
La speranza è che questo meraviglioso strumento possa presto essere protagonista di una qualche produzione discografica (magari con lo stesso impaginato del concerto), al fine di far conoscere questo clavicembalo. Potrebbe essere anche un bellissimo biglietto da visita per Filottrano nel mondo…
Le Marche, insomma, si confermano, con questo Festival, fortunata terra di musiche e musicisti (non dimentichiamo che Pergolesi è originario di Jesi), nonchè di importanti festival. Quello di Urbino ha ormai una tradizione pluridecennale. Quello di Filottrano, appena nato, ha tutte le carte in regola per seguire le sue orme.
Gabriele Formenti