CDCLASSICO.COM incontra il giovane violoncellista Carmine Miranda, in occasione dell’uscita del suo ultimo album per Navona Records, dedicato a due capolavori per violoncello e orchestra: i concerti di Schumann e Dvorak.
Prima di tutto, puoi parlarci un po’ di te? Come ha cominciato a studiare musica e perché hai scelto proprio il violoncello?
Sono il figlio di immigrati italiani proveniente dalla Sicilia e Benevento ma come capita a molti figli di immigrati italiani, non sono nato in Italia bensì in Venezuale e più tardi mi sono strasferito assieme alla mia famiglia negli USA. Sin da quando ero un bambino ho avuto una fascinazione particolare per la musica e quanto ho compiuto 5 anni mio padre mi ha regalato una tastiera Casio Sk-1. Grazie a quel regalo ho incominciato a suonare musica ad orecchio. Mi ero talmente appassionato alla musica che mio padre decise di iscrivermi al conservatorio della mia città. Ho dunque incominciato seriamente a studiare musica quando ho compiuto 7 anni e quando ho compiuto 8 anni ero completamente innamorato del violoncello. Ai miei tempi, in Conservatorio prima di scegliere uno strumento specifico bisognava fare un anno di studi di teoria e solfeggio. Ma già dopo un paio di mesi mi fu chiesto quale strumento mi sarebbe piaciuto studiare. Mi ricordo benissimo che mi mostrarono un poster con tutti gli strumenti dell’orchestra e senza sapere praticamente nulla scelsi il violoncello. Ancora oggi non so spiegare perché e come scelsi, ma la forma e le dimensioni furono subito per me naturali e confortevoli. Suono questo strumento da allora.
Parliamo del tuo strumento. Che violoncello usi abitualmente? Come lo hai scelto? Quali sono le sue principali qualità?
E’ una lunga storia ma cercherò di raccontarvela brevemente. Mi sono trasferito a Cincinnati (Ohio) per continuare i miei studi musicali e un giorno ruppì un vecchio archetto mentre suonavo le sei Suites di Bach, era il 2007. Siccome ero particolarmente affezionato a quell’archetto lo portai dal liutaio libanese Jules Azzi, un assoluto maestro nella costruzione dei violini che più tardi sarebbe diventato uno dei miei migliori amici. Gli portai quest’archetto con la speranza che potesse ripararlo. Azzi a quel tempo aveva appena finito di costruire un violoncello incredibile. Lo provai e me ne innamorai subito. Più o meno nello stesso periodo vinsi una borsa di studio che mi permise di comprare il mio primo strumento professionale. A quel punto, cambia idea e invece che scegliere lo strumento di Azzi, comperai un altro violoncello di un differente costruttore. Fu un errore. Nel 2014 portai il mio strumento a riparare. Mi dava sempre tanti problemi: la mia era una costante lotta con questo violoncello, non mi dava tregua. A quel punto scoprii che il meraviglioso strumento di Azzi che avevo provato e di cui tanti mi ero innamorato era rimasto chiuso a chiave in un armadio in tutti quegli anni. A quel punto Azzi me lo diede in prestito e alla fine l’ho comprato, proprio in questo 2016. Con questo strumento ho registrato i due concerti di Schumann e Dvorak e continuo a suonarlo con gioia ogni giorno. Sebbene sia fermamente convinto che sia il musicista a fare il suono e non lo strumento in sé devo dire che il violoncello di Azzi mi si addice come un vestito fatto su misura. Quando senti il violoncello senti me e quando senti me, senti il violoncello. Siamo una cosa sola. Suonerò questo strumento finchè vivrò, ne sono convinto.
Discografia. Parliamo delle tue registrazioni. Il tuo nuovo CD è tutto dedicato ai due celebri concerti per violoncello di Schumann e Dvorak. Hai deciso di confrontarsi con due grandi capolavori molto incisi e molto noti. E’ sempre una operazione difficile. Come hai affrontato questi capolavori?
Onestamente non penso alle composizioni in termini di facilità e difficoltà, specialmente quando li affronto in concerto. Ho sempre guardato alla musica per quello che è e spesso anche i pezzi più semplici posso rivelarsi i più complessi. Chiunque, con una buona dose di tempo a disposizione, un metromono e tanta determinazione può suonare quello che gli piace e pare e ci sono tanti professionisti che fanno proprio in questo modo. La vera sfida non è quante note o quanta tecnica il pezzo possieda; la vera sfida risiede nell’esplorare profondamente la musica cercando di trasmettere il messaggio originale del compositore. I due concerti di Schumann e Dvorak sono due brani molto vicini al mio cuore e la sfida di registrarli stava proprio nel far parlare ogni singola nota e di fare dialogare il violoncello con l’orchestra. L’approccio a questa registrazione è stato di tipo “cameristico”, ovviamente trasporto su una più larga scala, fra me, l’orchestra e il direttore.
Nel libretto del CD leggiamo che hai trovato un “codice” all’interno del concerto di Schumann e che questo “Codice” ti ha permesso di rileggere questo lavoro.
Ho scritto un saggio intitolato ““Decoding the Schumann Cello Concerto” (“decifrare il concerto per violoncello si Schumann”), che è stato pubblicato da “The Musical Times”, uno dei più antichi giornali musicali specializzati del Regno Unito. In questo concerto Schumann mette una sequenza di note in un preciso ordine: E-A-B-C ( =MI-LA-SI-DO). Questa sequenza di note viene trattata dal punto di vista melodico come il tema principale per dare potenza all’intera cornice e all’intero pezzo; sia dal punto di vista melodico che armonico. Schumann poi gioca attorno a questo tema in ognuno dei 3 movimenti. In questa sequenza di 4 note, in questo “motivo”, Schumann ha codificato ogni prima lettera del nome completo di sua moglie: Clara, Josephine, Vieck, Schumann. Il compositore dunque gioca costantemente con questo, realizzando di fatto un vero e proprio dialogo fra lui stesso, sua moglie e il suo alter-ego in questo caso rappresentato dal solo violoncello e dall’orchestra, alla stregua di un consumato compositore d’opera italiano. Questa “scoperta” mi ha fatto capire quanto sia necessario cercare di penetrare la mente del compositore al tempo della composizione di questo pezzo ma mi ha permesso anche, allo stesso tempo, di realizzare un differente approccio all’interpretazione di questo concerto, che come giustamente ricordava è uno dei più famosi, conosciuti e amati dai violoncellisti come dal pubblico.
Ultima domanda: cosa puoi dirci dei tuoi prossimi impegni musicali e discografici?
Posso solamente dire che sto lavorando costantemente su differenti progetti discografici e concertistici. Per sapere tutto sui miei futuri progetti e sulla mia programmazione concertistica invito ad andare sul mio sito www.carminemiranda.com e di seguirmi su Facebook e Twitter.
Gabriele Formenti