acrilico

“ACRILICO”

VENICE CONNECTION QUARTET

Tommaso Troncon: sassofoni

Paolo Garbin: pianoforte

Vincenzo Dalla Malva: contrabbasso

Enrico Smiderle: batteria

Marco Tamburini: tromba, flicorno (tracks 1/4/5/7)

CALIGOLA RECORDS, 2016

“Acrilico” è il primo lavoro di questo mirabolante quartetto Veneto composto da Tommaso Troncon (sassofoni), Paolo Garbin (pianoforte), Vincenzo Dalla Malva (contrabbasso) e Enrico Smiderle (batteria). In quest’album il gruppo si avvale inoltre della collaborazione di un astro indimenticato del Jazz Italiano nonché mentore dei componenti: Marco Tamburini (tromba). Il disco si apre con “Ceci n’est pas une blues”, una chiara citazione al celeberrimo “La Trahison des images” di Magritte, in cui il gruppo ci presenta un sound prettamente hard bop (o “new hard” come qualcuno ama dire) pieno di swing. I soli, di altissimo livello, sono di Garbin, Tamburini, Smiderle nello Special e infine Troncon. Il disco prosegue con “Sir Joe”, un waltz tutt’altro che convenzionale che ribadisce la direzione “Shawinana” del gruppo mettendo nuovamente alla prova Troncon e Garbin, anche alle prese con Smiderle nelle trades. Il terzo brano, “Enigma”, cambia leggermente atmosfera: mezzo latin, mezzo swing, il tutto tenuto insieme magistralmente con una grande energia tensiva, senza essere né frenetico né chiassoso. Tensione elegante. Splendido il solo di Garbin in duo con Dalla Malva, autore del brano successivo “Song for my mother” (citazione di Horace Silver?) che distende decisamente il clima con una ballad even eight molto toccante. Sublimi i soli di Tamburini e Troncon, qui al soprano. Si riprende a pieno regime con “Contayner”, pienamente hard bop, in cui i solisti ci regalano emozioni degne di una Formula 1, non tanto per la velocità esecutiva, ma per l’energia emanata; in particolare Smiderle ci entusiasma in un solo libero. “Il Nibelungo” è l’altro brano even eight del disco; ritorniamo un attimo sognanti e melodici, ma sempre con una certa tensione malinconica tipica del Jazz odierno. Ispiratissimo Troncon seguito da Dalla Malva e Garbin. L’ultimo brano “Strushy” ci viene introdotto da Tamburini con un solo senza accompagnamento quasi inquietante che sfocia poi nel morbido tema waltz per poi regalarci un ultimo, appassionato, solo prima di lasciare la parola ai discepoli Troncon e Garbin. Complessivamente parliamo di un disco veramente valido, contraddistinto dalle forme proprie della musica afro-americana, ma in una sonorità squisitamente Europea; presenta un quartetto di professionisti pronti a dimostrare la propria integrità e ispirazione artistica. Un plauso lo merita anche Stefano Onorati che ha donato al gruppo dei suoni a dir poco incantevoli. Non si può non menzionare ulteriormente la presenza del compianto Marco Tamburini che anche dopo un anno dalla prematura scomparsa brilla di luce sempre nuova. Ciò non toglie nulla ai quattro musicisti che non temono il confronto con questo gigante. Ne sono certo: faranno parlare di sé. Teneteli d’occhio.

Paolo Andreotti