Helmut Lachenmann
“Schreiben – Double (Grido II)”
SWR Sinfonieorchester Baden-Baden und Freiburg
EXPERIMENTALSTUDIO des SWR
Lucerne Festival Academy Ensemble
Sylvain Cambreling
Matthias Hermann
Kairos 0013342KAI
Il tedesco Helmut Lachenmann è ormai un nume tutelare della musica contemporanea e ogni suo nuovo CD rappresenta un’indubbia occasione per mettere in atto un processo di ascolto che è anche elemento di continua e stimolante riflessione. L’ultimo suo prodotto discografico è questo CD dell’etichetta Kairos, specializzata in musica contemporanea, che contiene due illuminanti brani orchestrali, “Schreiben” (che risale al 2003), dedicato da Lachenmann a Kazuyoshi Akiyama e alla Tokyo Symphony Orchestra e “Double (Grido II)”, composto l’anno successivo, dedicato invece a Maurizio Pollini. Anche queste due impegnative composizioni (e l’impegno, indubbiamente, non è riservato solo agli esecutori, di cui poi dirò, ma anche all’ascoltatore, il quale in cambio otterrà molto) mettono in luce quella che è la concezione basilare dell’universo sonoro del musicista tedesco che, ricordiamolo, dopo aver studiato, tra gli altri, con Luigi Nono e Karlheinz Stockhausen, ha rielaborato, con sviluppi assai interessanti, le applicazioni della musica concreta di matrice francese. Così, sia in “Schreiben”, sia in “Double (Grido II)” vengono messi in atto procedimenti sonori tesi a esplorare dimensioni fisiche che possono essere colte al limite della loro espressività acustica. Tale procedimento viene fissato, focalizzato, scolpito nello spazio sonoro attraverso la proiezione di suoni che, riprendendo quanto ha affermato lo stesso Lachenmann nel testo che accompagna il CD, si coagulano intorno a dei “gridi” (da qui il titolo del secondo brano che è anche l’acronimo derivato dall’iniziale dei nomi dei dieci interpreti), così come “Schreiben” (ossia “scrivere” in tedesco) è formato dalla radice “Schrei” che significa appunto “urlo”. Da qui continue irruzioni di blocchi sonori che impattano lo spazio circostante e che hanno la consistenza e la funzionalità di materia sonora originaria dalla quale Lachenmann plasma dei derivati che hanno la funzione di sviluppi acustici. La drammatica difficoltà di queste due composizioni, che impongono ovviamente un ascolto cerebrale che poi tende a scendere nelle zone dell’anima, rappresenta un banco di prova esecutiva non indifferente, ma che viene colto e rappresentato al meglio dalle tre compagini orchestrali e dai due loro direttori, capaci di reggere e padroneggiare più che adeguatamente la tensione sonora che si esplica e si raggruma per più di cinquanta minuti.
Andrea Bedetti