cd cover amarilli antiqua brass

Disco assai particolare quello della casa discografica toscana che vede gli elementi dell’ensemble Antiqua Brass, formatosi sul nucleo di musicisti già presenti nella Filarmonica Vincenzo Bellini di Scandicci, eseguire alcuni brani celeberrimi di musica profana medievale e rinascimentale. Sia ben chiaro, da parte di questi (più che buoni) esecutori nulla di più che fare musica insieme, gioiendone insieme e facendo gioire coloro che li vogliono ascoltare, soprattutto persone che non hanno mai ascoltato questi mirabili brani, evitando di presentare versioni più o meno filologicamente corrette e pertinenti. Scopo e obiettivo da considerare e apprezzare, soprattutto in un’epoca come questa in cui la ricerca esasperata in chiave filologica a volte rischia più di fare del male che del bene, visto che culturalmente e musicalmente richiede un tipo di ascoltatori bene avvezzi a tali operazioni culturali, ma che rischiano di spiazzare e intimorire comprensibilmente chi, invece, è ancora del tutto alle prime armi o addirittura digiuno. Ecco allora la scelta didascalica compiuta dagli elementi dell’Antiqua Brass che, a cominciare dal brano che dà il titolo al florilegio, l’immancabile “Amarilli” di Giulio Caccini, presenta pagine che alternano stati d’animo che vanno dalla gioia, “Udite amanti” dello stesso Caccini, ad altri più melanconici intrisi di “pene d’amor”, come “Intorno all’idol mio” di Marc’Antonio Cesti, fino a pezzi giustamente “orecchiabili” (mi si perdoni l’infame termine) di autori come il fiammingo Tylman Susato e il francese Claude Gervaise, per proseguire con un altro compositore capace di esaltare il genere della danza come pochi altri, Michael Praetorius (“Ballet”). L’aspetto interessante è che in alcuni casi si è voluto abbinare un adeguato sottofondo musicale per accompagnare i versi immortali, declamati da una voce recitante, di Dante Alighieri, con il preciso intento di comunicare ed esaltare la loro straordinaria musicalità e quel ritmo interiore che li contraddistingue, a partire da “Donne ch’avete intelletto d’amore” e “Tanto gentile”. Un disco semplice, ripeto, senza grosse pretese, ma fatto con amore e con passione per presentare alcuni gioielli della cultura musicale medievale e rinascimentale in una chiave che fosse intrigante e stimolante. Di fronte a benemerite operazioni del genere non c’è da chiedere nulla di più.

 

Andrea Bedetti